La polemica nata dopo il post di Marco Liccione, che ha suscitato lo sdegno della comunità ebraica e quello del consigliere regionale Fabrizio Ricca, sembra non avere fine. Non tanto per le reazioni di chi ha condannato il post perché tanti, prima fra tutti la comunità ebraica ha fatto sapere di preferire il silenzio piuttosto che dare corda a chi “nega, banalizza e strumentalizza la Shoah”.
A non voler mettere la parola fine a quello che sarebbe stato soltanto uno scivolone ma che adesso sta diventando un caso, finito anche sul tavolo della procura con un’informativa della Digos di Torino, è proprio il movimento No Green Pass di cui Marco Liccione è uno dei leader. In serata Liccione ha pubblicato un nuovo post dove questa volta attacca direttamente la comunità ebraica.
“Se gli ebrei si indignano in un paragone che ha ricordato loro da cosa fosse iniziato tutto, fatto solo per difendere la libertà di decisione di tutti, vuol dire che sono persone egoiste o manovrate dallo Stato”, scrive Liccione. “Loro includeranno anche il processo finale che è stato la Shoah, ma nel processo iniziale lo si è fatto nell’indifferenza di tutti”, prosegue corredando il post con una vignetta che recita: “Vietato l’ingresso ai non vaccinati ma non facciamo paragoni con il passato”.
Il post comparso sulla pagina della Variante Torinese ha subito riscosso una sequela di commenti, molti dei quali attaccano la senatrice Liliana Segre, già finita più volte nel mirino dei No Green Pass e anche lei ha scelto il silenzio come miglior risposta. “Dovrebbe ripassare il Diario di Anna Frank”, dice qualcuno mentre qualcun altro la accusa di far parte della lobby “dei banchieri ebrei”. I toni si sono alzati rispetto a qualche settimana fa, dopo l’annuncio dell’entrata in vigore del Super Green Pass a partire dal 6 gennaio.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2021-11-26 20:15:46 ,torino.repubblica.it