Roma – Carlo aveva vent’anni quando Chiara lo ha lasciato dopo quasi 12 mesi di relazione. Lui, studente e ultrà, non riusciva ad accettarlo. E sono iniziate così chiamate a centinaia. Poi le minacce, le gomme e il sellino del motorino tagliati, le offese scritte sotto abitazione con lo spray. Fino a che Chiara non ha chiesto aiuto. È scattato l’ammonimento ed entrambi sono entrati nel trattamento Zeus. Oggi, che sono passati 14 mesi, Carlo ha capito i suoi errori. Sta facendo l’università, ha una nuova fidanzata ed è felice. Anche Chiara vive una nuova storia.
Uno schiaffo per gelosia, la storia di Valentina e Lorenzo
Valentina e Lorenzo ora pianificano un secondo bambino. Erano sposati da dieci anni quando è nato il loro piccolo. Per Lorenzo è stato uno shock: era gelosissimo, le attenzioni della moglie non erano più solo per lui. Così, quando una sera lei ha deciso di concedersi una pausa e ha pianificato un’uscita con le amiche, lui ha perso la testa e le ha tirato uno schiaffo. La madre di Valentina ha chiamato la polizia. Lorenzo è stato ammonito e ha iniziato il suo percorso. Sono passati due anni e sono ancora insieme, sperano di diventare di nuovo genitori.
Quattrocento messaggi di auguri in un giorno
Poi c’è Ciro che faceva il pizzaiolo. Si era innamorato della donna, sposata, che lavorava nel bar accanto. Quando ha perso il lavoro, ha focalizzato sull’amica tutte le sue attenzioni. Passava nel locale le sue giornate, la chiamava, le scriveva messaggi, un giorno ne ha mandati 400 per farle gli auguri di compleanno. Lei, pur provando tenerezza per quell’uomo senza amici, a un certo punto si è rivolta alle forze dell’ordine e Ciro è stato ammonito. Ha iniziato il percorso, ha capito, ha imparato. Ora lavora di nuovo, in un’altra pizzeria.
Protocollo Zeus, un percorso gratuito di recupero per gli ammoniti
Storie così ce ne sono a centinaia. E fortunatamente, per ora, tutte a lieto fine: i numeri del Protocollo Zeus non lasciano dubbi che, come spiega il direttore centrale dell’Anticrimine, Francesco Messina, “la prevenzione sia la strada giusta”. Partito nel 2018 a Milano, Zeus prevede che i destinatari dell’ammonimento del questore per stalking, o per maltrattamenti in famiglia, possano accedere a un percorso gratuito di recupero con psicologi e criminologi. Un trattamento che si può concordare già al momento della notifica del provvedimento. E la strategia, fortemente voluta anche dall’attuale questore di Savona, Alessandra Simone, ha dato risultati incoraggianti: la recidiva è stata abbattuta del 90 %. Solo 11 su 100 degli uomini che aderiscono al protocollo reitera quei comportamenti. E nessuno dei “trattati” ha commesso un femminicidio.
È per questo che, dopo la sperimentazione a Milano, Zeus è stato esportato grazie al progetto Enable (in collaborazione con Cipm e Università Cattolica) finanziato dalla Commissione Europea: oggi sono 83 le questure che lo hanno sottoscritto.
Nel 2023 gli ammonimenti crescono del 41%
Il tutto va di pari passo con la scelta della polizia di utilizzare quanto più possibile l’ammonimento, ritenuto una sorta di cartellino giallo che viene comminato quando si è ancora nell’anticamera che prelude alla violenza di genere, “maltrattanti in erba”, li chiamano gli esperti. Nel 2021 si è registrato un incremento del 21 % degli ammonimenti emessi rispetto all’anno precedente. Nel 2022 sono cresciuti di un ulteriore 30 % e nel primo trimeste di quest’anno siamo a più 41.
“Un lavoro che punti solo alla tutela delle donne è monco – precisa il prefetto Messina – Trattare anche chi maltratta vuole dire interrompere un ciclo che porta alla morte. E per farlo, bisogna intervenire prima del primo schiaffo, e l’ammonimento ce lo permette perché è un provvedimento molto rapido. Poi, ovviamente, serve il follow-up, queste situazioni vanno seguite nel tempo. La verità è che con gli arresti abbiamo già fallito, perché aumentano gli arresti, ma aumentano anche le decessi“.
“Non malati ma persone con comportamento sbagliato”
E anche su questo il personale della polizia fa un lavoro certosino studiando tutti i casi di femminicidio per capire in che ambiente siano maturati, che cosa si sarebbe potuto fare. Nella convinzione che ci sia un problema culturale, ambientale da risolvere. E infatti, il trattamento non è una terapia psicologica, ma più una forma di dialogo culturale che spesso viene fatto sia sullo stalker sia sulla vittima. “Bisogna partire dall’uomo per aiutare la donna perché la violenza di genere è un problema degli uomini, non delle donne – spiega Marina Contino, direttrice della prima divisione del servizio centrale anticrimine – I maltrattanti con i quali abbiamo a che fare non sono malati, sono persone che hanno modalità di comportamento sbagliate che possono essere modificate. Ed è per questo che cerchiamo di non farci scappare nessuno e che la consegna dell’ammonimento è un momento sacro: perché possiamo aiutare anche gli uomini a capire e cambiare. E non solo quelli ricchi che possono permettersi una terapia, possiamo aiutare tutti”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-06-17 20:00:00 ,www.repubblica.it