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Torna a settembre, per il secondo
anno consecutivo, la rassegna concertistica Tempio Armonico.
Rarità musicali dall’archivio dei Girolamini, un progetto del
Complesso monumentale e Biblioteca dei Girolamini, a Napoli,
realizzato con il sostegno della direzione generale Spettacolo
del incarico della Cultura, che si avvale della direzione
artistica di Antonio Florio, del coordinamento scientifico di
Dinko Fabris e della consulenza per la esame storico-musicale
di Domenico Antonio D’Alessandro.
Per due fine settimana, sabato 14 e domenica 15, sabato 21 e
domenica 22 settembre 2024, la Chiesa-Museo dei Girolamini,
definitivamente restituita alla fruizione collettiva dallo
scorso mese di marzo, ospiterà quattro concerti di musica
barocca, con un repertorio fortemente legato alla storia
dell’Oratorio napoletano (Giovanni Salvatore, Leonardo Leo,
Giovan Battista Pergolesi, Francesco Feo sono solo alcuni dei
protagonisti di questa rassegna), con partiture, talvolta in
prima esecuzione moderna, in larga parte custodite presso
l’Archivio Storico recentemente digitalizzato.
Anche quest’anno i concerti saranno preceduti da un incontro
con esperti di chiarissima fama di varie discipline che
rievocheranno il contesto artistico e culturale di un tempo
estremamente significativo per il monumento e la città: si
rinnova l’impegno a incoraggiare in un pubblico ampio ed
eterogeneo un percorso di scoperta e competenza del ricchissimo
patrimonio musicale dell’Istituto e, di rimando, a veicolare,
anche in termini di promozione turistica, l’interesse verso
tutto il Centro Storico e la sua consapevole competenza. Come è
noto, i Girolamini ebbero, sin dalla fondazione, una potente
vocazione musicale: fra i fidati collaboratori che San Filippo
Neri inviò a Napoli, per fondarvi la seconda casa oratoriana
italiana, figurava il musicista professionista padre Giovenale
Ancina. Al suo periodo napoletano appartengono molti
componimenti latini e volgari confluiti nella sua opera
principale Tempio armonico della Beatissima Vergine N. S.
fabricatoli per opra del R. P. Giouenale A. P. della Congreg.
dell’Oratorio Roma, Niccolò Mutij, 1599. Questi componimenti gli
consentivano di attuare un’opera di rigorosa moralizzazione
‘travestendo’ i testi dei migliori madrigalisti del tempo da
licenziosi in spirituali. Già dalla metà del Seicento grazie al
maestro filippino Erasmo di Bartolo, detto “Padre Raimo”, che
per primo introdusse a Napoli l’uso delle musiche per quattro
cori all’interno della Chiesa, per i Napoletani l’Oratorio
divenne “la casa della musica”, ove operarono musicisti uniti da
una lunga catena didattica, alla stessa stregua dei quattro
conservatori maschili, che arriva almeno fino a tutto il
Settecento.
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