Torre Annunziata. Il primo faccia a faccia con i magistrati è in programma oggi alle 11.30, quando il gip del tribunale dei minori di Napoli sarà chiamato a convalidare o meno il fermo arrivato al termine delle indagini-lampo sulla tragica morte di Giovanni Guarino. Ma i due quindicenni di Torre Annunziata accusati del brutale omicidio al luna park di Torre del Greco hanno già dimostrato come il «legame» con il clan Gallo-Cavalieri non sia solo una mera questione di parentele. Proprio come i boss, proprio come i familiari finiti al centro di diverse inchieste dell’antimafia, i due minorenni – tecnicamente zio e nipote, a dispetto della manciata di mesi di differenza d’età – sono rimasti per circa dieci ore in silenzio all’interno degli uffici del commissariato di polizia di Torre del Greco. Senza tradire la minima emozione e senza mostrare cenni di pentimento o sconforto per l’accaduto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alla raffica di domande degli uomini in divisa guidati dal primo dirigente Antonietta Andria e dal pubblico ministero Claudia De Luca della procura dei minori di Napoli. Incuranti dell’atroce e agghiacciante morte di un giovane di 19 anni, si sono infilati – una volta firmati i decreti di fermo – in una volante della polizia per raggiungere il centro di giustizia minorile dei Colli Aminei a Napoli, in attesa degli sviluppi giudiziari dell’inchiesta.
Le indagini sul raid
Il fermo dei due quindicenni ruota intorno al quadro probatorio costruito dagli uomini in divisa a partire dalle 22.45 della domenica delle palme, a pochi minuti dalla lite finita a coltellate. E i primi riscontri delle indagini sono stati trovati dagli investigatori direttamente sui volti dei due quindicenni. Quando hanno aperto la porta delle abitazioni di corso Vittorio Emanuele, zio e nipote avevano il viso tumefatto dai colpi di casco inferti da un gruppo di amici di Giovanni Guarino e Nunzio Abbruzzese – il diciannovenne ferito al tronco e alle braccia, tuttora ricoverato all’ospedale Maresca – subito dopo l’aggressione. Come accertato dagli investigatori e confermato dalle immagini registrate da diversi impianti di videosorveglianza della zona, gli assassini sarebbero riusciti a sfuggire al linciaggio in sella all’Sh 300 su cui erano arrivati da Torre Annunziata. Durante le perquisizioni domiciliari, gli agenti di polizia hanno ritrovato e sequestrato gli abiti sporchi di sangue indossati al momento dell’omicidio. Nessuna traccia, invece, del coltello utilizzato per uccidere Giovanni e ferire Nunzio. Gli indagati, secondo il castello accusatorio della procura dei minori di Napoli, si sarebbero liberati dell’arma del delitto lungo il percorso di ritorno.
Il profilo su Tik Tok
A incastrare la coppia di minorenni di Torre Annunziata sarebbe stata proprio l’app più in voga tra i giovanissimi e gli esponenti della criminalità organizzata. Confrontando e incrociando i video acquisiti dalle telecamere e le deposizioni di alcuni testimoni del massacro, infatti, gli investigatori sono riusciti a risalire al profilo di Tik Tok dello «zio» e successivamente del «nipote». Trent’anni in due e una pesante accusa in comune: omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
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Alberto Dortucci , 2022-04-13 06:19:27 ,