Leader, eroine, creative. Venticinque wonderful women che hanno lasciato il segno, con il loro lavoro o il loro impegno. A scorrere la classifica targata Financial Times delle 25 donne più influenti del mondo nel 2022, tra cui l’italiana Francesca Bellettini, si notano prime ministre, Ceo, sportive, attiviste per i diritti civili, filantrope, musiciste, scrittrici premi Nobel, insieme a un soggetto collettivo come le donne dell’Iran. Tutte unite da un filo rosso: aver rotto schemi consolidati, essere vento di cambiamento. E anche alimentare grandi aspettative per il futuro.
Bellettini, grazie a lei il “volo” di Yves Saint Laurent
L’unica italiana nella lista è l’amministratrice delegata di Yves Saint Laurent, marchio del gruppo Kering che fu fondato da Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé. Bocconiana, con una carriera cominciata nel mondo della finanza e proseguita ai vertici della moda, Francesca Bellettini è riuscita nell’impresa di far volare Saint Laurent fino a 5 miliardi di ricavi attesi nel medio termine. «Sono le persone più quiete quelle a cui si dovrebbe prestare davvero attenzione», esordisce nella motivazione Jo Ellison, editor di How To Spend it. Saint Laurent ha ottenuto in terzo trimestre eccezionale, con un fatturato di 916 milioni di euro, in crescita del 40%, e lo ha fatto «senza un mormorio».
L’equilibrio come ossessione
«Chiedile qual è il segreto per una leadership di successo e ti dirà che è ossessionata dall’equilibrio: nei mercati globali, tra le categorie o nei rapporti tra uomo e donna», annota Ellison, invitando a tenere d’occhio «l’italiana senza pretese» entrata nel gruppo nel 2013, perché «potrebbe fare una mossa importante». Allusione sibillina all’indiscrezione secondo cui Bellettini potrebbe approdare a Gucci (dove è già stata), dopo il subentro di Marco Bizzarri seguito all’addio del direttore creativo Alessandro Michele.
Nell’elenco le premier Marin e Mottley
Tra le altre leader “incoronate” dal Financial Times assieme a Bellettini ci sono altre due Ceo: Jane Fraser di Citigroup e Karen Lynch di Cvs Health. Ma compaiono anche giuriste come l’avvocata ucraina Oleksandra Matviichukla, a capo dell’organizzazione per i diritti civili “Center for civil liberties” premiata con il Nobel per la pace, e Ketanji Brown Jackson, la prima giudice nera della Corte Suprema statunitense nei suoi oltre 230 anni di storia. Nella stessa categoria le prime ministre della Finlandia, Sanna Marin, e delle Barbados, Mia Mottley, la vicepresidente della Colombia Francia Elena Márquez Mina, la ministra pakistana del Cambiamento climatico, Sherry Rehman. Tutte in prima linea per la difesa della democrazia e la tutela dell’ambiente.
Le eroine, tra sport e verità scomode
Nella categoria “heroes” figurano eccellenze dello sport come la tennista Serena Williams, e Sarina Wiegman, allenatrice della squadra femminile inglese di calcio. Manager visionarie come la gallese Amanda Blanc, Ceo di Aviva. «Raccontatrici di verità scomode», quelle che hanno osato squarciare il velo dell’omertà, come Jamie Fiore Higgins, ex senior banker di Goldman Sachs che ha denunciato razzismo e sessismo di Wall Street nel memoir “Bully Market”, e Rina Gonoi, l’ex soldatessa che raccontò gli abusi sessuali nelle Forze di autodifesa giapponesi. Eroine anche Rebecca Gomperts, dottoressa che si è battuta per il diritto all’aborto sicuro, Paula Kahumbu, attivista keniota per la difesa della fauna selvatica, e MacKenzie Scott, la filantropa ex moglie di Jeff Bezos che dal 2019 ha donato oltre 12 miliardi di dollari a oltre 1.200 organizzazioni, piccole e grandi. Decisa a sostenere le cause in cui crede: parità di genere, diritti riproduttivi, giustizia razziale.