Un gruppo di italiani è bloccato a Khartoum, la capitale del Sudan teatro da questa mattina di violenti scontri tra forze regolari e paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). Si tratta di cinque persone, tra cui un bambino di 8 anni, spiega all’Adnkronos Stefano Rebora, presidente dell’ong Music for Peace.
“La situazione è sicuramente tesa”, afferma Rebora, che parla dal compound, dalle finestre del quale “abbiamo visto colpi di tank e scontri a fuoco, proprio su Africa Road che porta all’aeroporto”. “Siamo in stretto contatto con l’ambasciata e con l’ambasciatore, che sta facendo un lavoro eccellente”, prosegue il presidente dell’ong, notando che gli scontri sono effetto dell’ultimatum di 24 ore che le forze governative hanno lanciato ai paramilitari e che non è stato rispettato.
“Per ora non ci sono problemi per la nostra incolumità. Siamo in sicurezza, ma ovviamente l’ordine è di stare chiusi in abitazione”, dichiara Rebora, sottolineando che se la situazione dovesse degenerare “abbiamo già messo a punto un piano per raggiungere l’ambasciata, ma ora è meno rischioso stare nel compound”.
Rebora racconta che “stamattina sono iniziati i primi scontri, poi degenerati con l’utilizzo di carri e dell’aviazione. Abbiamo anche documentato il volo a bassa quota di un Mig” ed evidenzia che, a differenza delle violenze del passato, gli scontri di oggi si concentrano nel centro cittadino, nella zona delle ambasciate di Amarat, nei pressi dell’aeroporto e di alcune caserme dei paramilitari.
“Siamo in contatto con altri connazionali e attraverso le loro testimonianze siamo riusciti ad avere una ‘mappatura’ delle violenze” in città, dice Rebora, che ha una lunga esperienza fatta di 44 missioni all’estero e maturata anche in teatri di conflitto, dall’Ucraina a Gaza. “Da notizie che abbiamo ‘sottobanco’ stanotte potrebbe esserci un’intensificarsi degli scontri, noi incrociamo le dita e aspettiamo”, conclude.
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2023-04-15 17:34:15 ,