AGI – Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha accusato ieri la Gran Bretagna – insieme agli Stati Uniti – di aver “imposto un divieto assoluto all’esportazione di vaccini o componenti di vaccini prodotti sul loro territorio”. Un’accusa pesante che da Londra hanno categoricamente respinto, convocando un rappresentante dell’Unione nel Regno per ricevere gli opportuni “chiarimenti”.
Il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, ha scritto a Michel una lettera “per mettere le cose in chiaro” in cui definisce “completamente falso qualsiasi riferimento a un divieto di esportazione da parte del Regno Unito o qualsiasi restrizione sui vaccini”. Londra, ha aggiunto Raab, “non ha bloccato un singolo vaccino Covid-19 o componenti del vaccino”, ha insistito il capo della diplomazia britannica che ha chiesto una rettifica ufficiale.
Non è tutto. Londra ha convocato “un rappresentante della delegazione dell’Ue a una riunione per discutere ulteriormente la questione”, ha annunciato Raab. Da Bruxelles però ci tengono a precisare che in “in questi giorni l’ambasciatore Ue non si trova a Londra perché il Regno Unito non ha accreditato il rappresentante dell’Ue come ambasciatore” ed è sconveniente convocarlo. Al suo posto ci sarà l’incaricata d’affari Nicole Mannion.
Nel frattempo da Bruxelles è intervenuto in soccorso di Michel anche il presidente del gruppo del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber. “Raab smetta di darci lezioni e ci mostri i dati di esportazione dei vaccini in Europa o altrove. Negli ultimi mesi sono stati inviati 8 milioni di vaccini Biontech-Pfizer dall’Europa al Regno Unito, quanti vaccini ha inviato Londra in Europa?“, ha twittato Weber al vetriolo.
Le relazioni tra Londra e Bruxelles si sono ulteriormente incrinate da quando l’Ue ha accusato – velatamente – l’azienda farmaceutica anglosvedese AstraZeneca di aver favorito la Gran Bretagna spesso a danno delle forniture nell’Unione. Anche per questo la Commissione europea ha introdotto lo scorso 29 gennaio un meccanismo per controllare ed eventualmente bloccare l’export di dosi fuori dall’Ue, comprese quelle dirette per l’appunto in Gran Bretagna. Finora l’unico lotto bloccato è quello da 250 mila dosi che erano dirette dall’Italia in Australia.