Altrettanto fondamentale per il suo salvataggio del 54enne è stato l’impegno dei soccorritori e l’attrezzatura che l’uomo aveva portato con sé da esperto alpinista.
Quando gli uomini del soccorso alpino lo hanno trovato, non credevano ai loro occhi, dopo circa venti ore sotto la neve di una valanga che lo aveva travolto, infatti, le speranza di ritrovarlo in vita erano poche ma Carluccio Sartori non solo era ancora vivo ma in condizioni tali da poter parlare ancora.
È la storia dello sci alpinista 54enne di Rovigo trovato nella tarda mattinata di venerdì 27 gennaio in Val Badia con una temperatura corporea di 23 gradi, dopo aver trascorso una notte intera sommerso dalla neve, a una temperatura di -15 gradi. “Non ci potevamo credere, dopo quasi 20 ore sotto la neve era ancora vivo” hanno ammesso i soccorritori dell’Aiut Alpin Dolomites che lo hanno trovato sull’Alpe di Fanes a seguito dell’allarme lanciato dai familiari per il mancato ritorno dopo una escursione del giorno precedente.
Ma come ha fatto Carluccio Sartori a sopravvivere così tanto tempo sotto una valanga e una temperatura così bassa? Per gli esperti, fondamentale si è rivelato il cosiddetto effetto igloo. In pratica l’imprenditore 54enne di Villanova Marchesana è stato protetto dalla stessa massa di neve ghiacciata che lo ha sommerso.
Grazie a una camera d’aria formatasi sotto la superficie della slavina e alle proprietà isolante della neve, infatti, l’uomo ha potuto respirare ed è rimasto protetto dal gelo della notte ed è sopravvissuto anche se ha rischiato molto.
Sartori infatti era al terzo e più grave stadio dell’ipotermia. Trasportato d’urgenza all’ospedale San Maurizio di Bolzano e ricoverato in Terapia intensiva, l’uomo però è stato dichiarato fuori pericolo, è cosciente e le sue condizioni migliorano costantemente. Lo ha confermato la figlia spiegando: “Papà si sta riprendendo, ora i medici lo terranno monitorato, vogliamo ringraziare tutti i soccorritori”.
Altrettanto fondamentale per il suo salvataggio infatti è stato l’impegno dei soccorritori che hanno sorvolato più volte la valanga scovando prima un guanto e poi il braccio dell’uomo. A facilitare il loro compito sicuramente l’attrezzatura che il 54enne aveva portato con sé da esperto alpinista. In particolare l’Arva, un dispositivo elettronico sviluppato proprio per aiutare a rintracciare i morti di slavina. Si trta di uno strumento che emette un segnale radio-acustico costante per guidare i soccorritori che sentono il rumore aumentare man mano che si avvicinano alla vittima.
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di Antonio Palma
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2023-01-29 17:43:48 ,