Donald Trump ha compiuto l’impossibile. Non solo è tornato alla Casa Bianca dopo la sconfitta del 2020, ma lo ha fatto da primo futuro presidente condannato per reati penali nella storia americana. A maggio infatti, l magnate newyorkes, è stato dichiarato colpevole di 34 capi d’imputazione per aver falsificato documenti aziendali nel tentativo di nascondere un pagamento di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels prima delle elezioni del 2016.
Ma questo è solo uno dei suoi guai giudiziari: in corso ci sarebbero altri tre processi penali (a Washington per il tentato sovvertimento delle elezioni 2020 e l’assalto al Campidoglio, in Florida per aver trafugato documenti top secret, e in Georgia per le pressioni sui funzionari elettorali), ed è stato condannato in sede civile a pagare oltre mezzo miliardo di dollari in tre diverse cause per frode aziendale, diffamazione e abusi sessuali. Ora, grazie all’immunità presidenziale, potrebbe non dover mai scontare alcuna pena penale né pagare le sanzioni civili. Il Dipartimento di Giustizia sta già valutando come chiudere i fascicoli federali.
I casi federali
La situazione più delicata riguarda proprio i procedimenti gestiti dal procuratore speciale Jack Smith, nominato dal Dipartimento di Giustizia nel novembre 2022 per indagare sui documenti classificati e sul 6 gennaio. In quanto presidente, Trump avrà il potere di nominare un nuovo procuratore generale che potrà rimuovere Smith dal suo incarico o archiviare le indagini. “Entro due secondi” dal suo insediamento, ha promesso Trump in un’intervista radiofonica a ottobre. Il che lascia intendere che atteggiamento abbia il nuovo presidente. Come riporta Politico, il procuratore speciale si trova ora davanti a un conto alla rovescia di due mesi e mezzo prima che i suoi casi vengano potenzialmente smantellati.
Il processo di Washington sui fatti del 6 gennaio 2021 è già in seggio da mesi per le questioni legate all’immunità presidenziale. La giudice Tanya Chutkan aveva fissato una serie di scadenze per novembre e dicembre, ma gli avvocati di Trump chiederanno quasi certamente di annullarle vista l’imminente ascesa del loro cliente alla Casa Bianca.
In Florida, dove Trump deve rispondere di 40 capi d’accusa per aver conservato illegalmente documenti classificati nella sua residenza di Mar-a-Lago, la situazione è ancora più complessa. La giudice Aileen Cannon, nominata proprio da Trump, aveva già archiviato il caso sostenendo che la nomina di Smith fosse incostituzionale. Il ricorso presentato dal procuratore speciale difficilmente verrà discusso prima dell’insediamento del nuovo presidente. E quindi il tutto rischia di finire su un binario finito.
I casi statali e civili
Anche il procedimento in Georgia, dove Trump è accusato di aver tentato di alterare il risultato elettorale del 2020, rischia di arenarsi. La procuratrice Fani Willis sta già affrontando un ricorso che potrebbe estromettarla dal caso per un presunto conflitto di interessi. Ma secondo la Bbc, anche se dovesse mantenere la guida dell’indagine, difficilmente potrà procedere contro un presidente in carica.
Diverso il dialogo per la condanna già emessa a New York per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. La sentenza è prevista per il 26 novembre, ma come spiega l’ex procuratore di Brooklyn Julie Rendelman alla Bbc, “il processo d’appello in questo scenario potrebbe andare avanti per anni“. Gli avvocati di Trump sosterranno che qualsiasi pena, anche non detentiva, interferirebbe con i doveri presidenziali.
Per quanto riguarda le cause civili, che hanno già portato a condanne per oltre mezzo miliardo di dollari tra frode aziendale e diffamazione, non esiste un’immunità assoluta per i presidenti in carica. Tuttavia, come riporta la Cnn citando una sentenza del 1997 sul caso Clinton, Trump potrà comunque usare la sua posizione per cercare di rallentare i procedimenti e declinare di pagare.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-07 14:05:00 ,