La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali segna una svolta importante non solo per la situazione geopolitica mondiale, ma anche per la condizione dei sex worker – creator di OnlyFans, protagonisti del porno, spogliarellisti e simili – negli Stati Uniti. Una categoria che, nelle settimane precedenti al voto, si è mobilitata per sensibilizzare gli elettori riguardo ad alcune delle proposte di legge anti-porno avanzate dai repubblicani nel Project 2025, un atto redatto per delineare le azioni politiche della sua seconda presidenza. E ora che Trump è stato eletto, quelle che erano semplici proposte ora potrebbero diventare realtà.
I creator di Onlyfans rischiano un ban?
“La pornografia dovrebbe essere considerata fuori legge. Le persone che la producono e la distribuiscono dovrebbero essere arrestate”, si legge nel testo del Project 2025, che afferma [addirittura] che il porno “crea dipendenza come qualsiasi altra droga illecita”. Dichiarazioni pesanti, che potrebbero effettivamente tradursi in una messa al bando dei contenuti hot, considerati dalla massa dei sex worker la sola fonte di guadagno possibile. D’altronde, negli ultimi anni la vita dei creator di Onlyfans è stata tutt’altro che semplice, anche a causa delle idee diffuse dai repubblicani: sono banditi dalle piattaforme di social media per la pubblicazione di contenuti che sembrano non rispettarne le linee guida, licenziati dai loro luoghi di lavoro e addirittura impossibilitati ad aprire conti bancari.
E tutto questo potrebbe solo peggiorare con la presidenza di Donald Trump. D’altronde, la condizione dei sex worker si è già incrinata nel 2018, quando Trump ha firmato la legge FOSTA-SESTA, rendendo i siti web responsabili degli annunci pubblicati dai loro utenti. Questa decisione ha portato le piattaforme utilizzate dai creator a rimuovere molti degli annunci pubblicati, rendendo così impossibile non solo l’attività dei sex worker, ma addirittura spingendoli verso i pericoli del lavoro fuori dalla realtà digitale. Nel corso degli anni, poi, la situazione non ha fatto altro che peggiorare, mettendo in evidenza come i repubblicani amici di Trump non vogliano reprimere solo i contenuti per adulti, quanto piuttosto tutto quello che ha a che fare con la libertà sessuale e di genere.
“È un modo per entrare in una sorta di programma di censura più ampio – ha dichiarato a Vice Mike Stabile, documentarista noto per il suo lavoro nell’industria del sesso -. Credono che la pornografia, i diritti LGBTQ, la sessualità femminile siano tutti legati tra loro. E quindi se possono iniziare a intaccare i nostri diritti di parlare di queste cose, possono farlo poi con l’intera questione”. I sex worker, così come i contenuti per adulti che diffondono sulle piattaforme, sono solo uno specchietto per l’allodole. La politica dei repubblicani, infatti, sembra avere un obiettivo ben più grande, ossia limitare quanto più possibile le espressioni della libertà sessuale. Anche rendendolo illegali. Proprio per questo, la nomina di Trump potrebbe rappresentare l’epilogo dell’attivirà di molti creator, che temono che il nuovo Presidente metterà al bando il porno e renderà illegale il loro lavoro.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2024-11-06 15:10:00 ,