Dopo quasi un’ora e mezzo la Corte suprema Usa ha concluso l’udienza in cui ha ascoltato gli argomenti delle parti pro e contro l’eleggibilità di Donald Trump dopo che la corte suprema del Colorado lo ha escluso dal voto statale per il suo ruolo nell’assalto al Capitolo in base al 14° emendamento della costituzione. La maggioranza dei giudici, non solo quelli conservatori, è apparsa orientata a respingere il bando.
La protesta del 6 gennaio al Capitol fu «pacifica e patriottica», ha detto Donald Trump parlando da Mar-a-Lago dopo l’udienza della Corte suprema sulla sua eleggibilità, dove il suo avvocato aveva invece definito quella protesta «una sommossa», un evento «vergognoso, criminale e violento» ma «non un’insurrezione».
Il 14° emendamento
Prevalgono dubbi e scetticismo tra i nove giudici della Corte suprema sulle argomentazioni contro l’eleggibilità di Trump in base al 14° emendamento, introdotto nel 1868 per impedire che qualsiasi funzionario civile o militare che aveva servito negli Stati Uniti prima della Guerra civile riguadagnasse posizioni di autorità se aveva tradito il suo Paese sostenendo la Confederazione sudista. Lo si evince dalle loro domande e dai loro commenti. Uno su tutti quello del presidente John Roberts, che ha fatto capire chiaramente di non condividere la conclusione secondo cui il 14° emendamento mirava a consentire agli Stati di determinare se un candidato fosse un insurrezionalista non eleggibile. «Il punto centrale del 14° emendamento era limitare il potere statale, giusto?», ha detto rivolto all’avvocato che rappresenta alcuni elettori del Colorado. «La vostra è una posizione che fa a pugni con l’intero orientamento del 14° emendamento», ha aggiunto, sottolineando che tale posizione avrebbe dato agli ex Stati confederati il potere di valutare se un candidato poteva essere squalificato da una carica federale.
I giudici perplessi
L’emendamento fu approvato per limitare i diritti degli Stati e conferire potere al governo federale, ha proseguito Roberts, e questo è «l’ultimo posto in cui si dovrebbe cercare l’autorizzazione per gli Stati, compresi gli Stati confederati, di attuare il processo elettorale presidenziale». Il giudice Brett Kavanaugh gli ha fatto eco rafforzando il punto in una serie di domande che hanno messo in discussione la tesi dei ricorrenti del Colorado. Lo scetticismo di Roberts e Kavanaugh non sono un buon segno per gli sfidanti, perché si tratta dei due giudici conservatori considerati più “contendibili” per ribaltare la maggioranza di destra della corte. La giudice Elena Kagan ha proseguito suggerendo che sarebbe “straordinario” per un singolo Stato influenzare efficacemente le elezioni presidenziali dell’intera nazione.