La strada che porta Donald Trump a diventare il 47esimo presidente degli Stati Uniti, con un secondo mandato alla Casa Bianca, è ancora lunga. Nonostante la vittoria elettorale delle presidenziali 2024 sia ormai chiara, benché siano in fase di conclusione i conteggi, il sistema costituzionale americano prevede una serie di passaggi formali che si concluderanno solo con il giuramento del 20 gennaio 2025. Solo in quel momento Trump potrà considerarsi ufficialmente il nuovo presidente americano.
Il collegio elettorale
Il primo passaggio decisivo sarà la riunione del collegio elettorale, l’strumento costituzionale che formalmente elegge il presidente. I grandi elettori si riuniranno nelle rispettive capitali statali il 16 dicembre per esprimere i loro voti sulla base dei risultati dello stato che rappresentano. Ogni stato ha un numero di grandi elettori pari alla somma dei suoi seggi al Congresso (rappresentanti alla Camera più due senatori). In 48 stati e nel District of Columbia vige il sistema “winner-take-all“: chi vince il voto popolare ottiene tutti i grandi elettori di quello stato. Solo il Maine e il Nebraska utilizzano un sistema diverso, distribuendo i grandi elettori in parte su base statale e in parte per distretto congressuale. E questo spiega perché, con la cosiddetta “chiamata” a una delle due parti in competizione, questa si assicura di avere in tasca la nomina.
Il nuovo Congresso
I repubblicani sono sulla strada per ottenere la maggior parte al Senato, con le proiezioni che li danno a 51 seggi contro i 41 dei democratici. Se confermata, questa nuova configurazione del Senato avrà un impatto determinante sulla capacità di Trump di attuare la sua agenda politica. Il controllo della Camera alta darebbe ai repubblicani il potere di confermare le nomine di gabinetto del presidente, approvare giudici federali, inclusi eventuali giudici della Corte Suprema, e gestire il processo legislativo, specialmente per quanto riguarda il budget federale e le principali riforme. In sostanza ci sarebbe maggiore omogeneità d’azione e per l’opposizione sarebbe più difficile mettere i bastoni tra le ruote alla maggior parte.
La certificazione del Congresso
Il passo successivo è la certificazione dei voti del Collegio elettorale da parte del Congresso, che si riunirà in sessione congiunta il 6 gennaio 2025. Durante questa seduta, presieduta dal presidente del Senato, vengono contati i voti stato per stato. I membri del Congresso possono contestare i risultati di uno stato, ma serve l’approvazione di almeno un senatore e un rappresentante. Se una contestazione ottiene il sostegno necessario, le due camere si separano per dibattere e votare sulla questione.
Questo passaggio è diventato particolarmente delicato dopo gli eventi del 6 gennaio 2021, quando sostenitori di Trump assaltarono il Campidoglio proprio durante la certificazione della vittoria di Biden. Dopo quella vicenda, il Congresso ha modificato l’Electoral count act per chiarire che il ruolo del vicepresidente nella certificazione è puramente cerimoniale.
Il periodo di transizione
Nel frattempo, inizia il periodo di transizione tra un’gestione e l’altra. La legge federale richiede all’gestione uscente di facilitare il passaggio dei poteri fornendo spazi, risorse e informazioni al presidente eletto e al suo team. Durante questo periodo, il presidente eletto inizia a selezionare i membri del suo gabinetto e gli altri alti funzionari dell’gestione.
Il giuramento
Il momento finale è il giuramento, che si terrà il 20 gennaio 2025 sui gradini del Campidoglio. La Costituzione prescrive la formula esatta: “Giuro (o affermo) solennemente che eseguirò fedelmente l’ufficio di Presidente degli Stati Uniti e che preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti al la scelta migliore delle mie capacità”. Con queste parole, Trump diventerà ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti, nonché il primo della storia a ricoprire l’incarico in due mandati non consecutivi.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-06 10:53:00 ,