Negli ultimi giorni le Big Tech sembrano essere ossessionate da qualcosa di ben diverso dall’intelligenza artificiale: il consenso di Donald Trump. Proprio questa settimana, infatti, Meta ha annunciato pubblicamente di aver donato 1 milione di dollari al fondo per l’insediamento del neopresidente, utilizzato per dotare i festeggiamenti che accompagneranno il giorno in cui subentrerà a Biden. E, subito dopo l’annuncio della società madre di Facebook e Instagram, anche Amazon si è detta pronta a donare 1 milione di dollari al fondo inaugurale del nuovo presidente, così da guadagnarsi la sua approvazione. Un gesto più che comprensibile, considerando che il rivale Elon Musk è già riuscito a conquistare il cuore di Donald Trump, e la faccenda potrebbe rivelarsi pericolosa per le altre aziende del comparto.
Zuckerberg e Trump, un rapporto difficile
La generosa donazione di Meta fa seguito a una serie di mosse molto accondiscenti di Mark Zuckerberg nei confronti di Donald Trump. A novembre, poco dopo la sua elezione, i due hanno cenato insieme a Mar-a-Lago. E ancora prima, durante la campagna elettorale, l’ad di Meta ha palesato il suo supporto al candidato repubblicano, complimentandosi con lui per il coraggio dimostrato nell’attentato in Pennsylvania. Si tratta di una nuova stagione: i rapporti tra i due non sono, infatti, stati idilliaci. A titolo di esempio: da oramai molti anni Trump sostiene che Zuckerberg abbia compromesso la sua elezione alle presidenziali del 2020.
Una teoria che ha esposto anche in un libro pubblicato di recente, in cui ha sostenuto fermamente che il l’ad di Meta e sua moglie, Priscilla Chan, abbiano fatto donazioni per risparmiare la rielezione del tycoon. E proprio nel libro il neopresidente ha dichiarato che, se Zuckerberg dovesse “fare di nuovo qualcosa di illegale”, “passerà il resto della sua vita in prigione”. Una minaccia che è rimbalzata ovunque, dai social media ai comizi elettorali di una campagna tra le più violente della storia secondo molti osservatori. Ma per le aziende tecnologiche il sostegno del presidente degli Stati Uniti è di fondamentale importanza, in un momento in cui si affacciano preoccupazioni e dubbi sull’etica del settore, che possono sfociare in norme e regolamenti. E questo Zuckerberg lo sa bene.
Bezos e il supporto al neopresidente
Se la donazione di Meta ha stupito, quella di Bezos sembrava essere nell’aria, visto che il miliardario proprietario e inventore di Amazon da tempo ci ha tenuto a riposizionarsi con una serie di mosse che non sono sfuggite agli osservatori. Jeff Bezos si è dimostrato, infatti, vicino a Donald Trump in diverse occasioni recenti: prima tessendo le lodi del candidato per il coraggio dimostrato nell’attentato in Pennsylvania, poi complimentandosi con lui per la “straordinaria rimonta politica” che lo ha portato a vincere le elezioni presidenziali. Nessuno stupore, quindi, per il fatto che Amazon abbia non solo determinato di donare una cifra importante al fondo per l’insediamento del presidente, ma anche di trasmettere la cerimonia in diretta su Prime Video.
Il Washington Post non si schiera
Ma la mano tesa più importante è stata quando Bezos, da proprietario del glorioso Washington Post (il giornale che sollevò lo scandalo Watergate), ha preso la decisione di non schierare la testata durante l’ultima, controversa campagna elettorale. “La maggior parte delle persone crede che i media siano di parte“ ha detto il miliardario. “Chiunque non se ne accorga sta prestando scarsa attenzione alla realtà, e chi combatte la realtà perde. Di per sé, rifiutare di appoggiare i candidati presidenziali non è sufficiente a farci avanzare di molto nella scala della fiducia, ma è un passo significativo nella giusta direzione” ha proseguito difendendo la scelta. Certo, in passato anche Bezos e Trump hanno avuto le loro scaramucce. Trump, d’altra parte, non è mai stato un fan di Big Tech, che anzi ha navigato a lungo nel bacino del Partito democratico. Ma l’aria è cambiata. E il passato è alle spalle.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2024-12-13 11:55:00 ,