Ci sono numeri che non siamo abituati a vedere quando si parla di cancro, in questo caso del tumore del colon retto. E che per quanto preliminari, per quanto destinati inevitabilmente ad abbassarsi alla prova dei fatti, non fanno che riaccendere l’ottimismo nella ricerca. È il caso del dostarlimab, un farmaco immunoterapico che ha rivelato un’efficacia del 100% nel mandare in remissione un tumore rettale in un piccolo, ma significativo, trial clinico di fase 2 che ha coinvolto 12 pazienti americani, e i cui risultati sono appena stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Il farmaco in questione è un anticorpo monoclonale anti PD–1, capace cioè di bloccare un recettore presente sulle cellule T (il recettore Programmed cell death protein 1, o recettore di morte cellulare programmata 1) che regola l’attività del sistema immunitario, inibendone l’azione per evitare l’insorgenza di fenomeni di autoimmunità. Un’azione benefica, dunque, che però può essere d’intralcio quando il nostro organismo si trova a lottare contro un tumore: togliendo questo freno al sistema immunitario è infatti possibile indirizzare con più forza le nostre difese contro le cellule tumorali. Una scoperta che ha fruttato un premio Nobel nel 2018 a James P. Allison e Tasuku Honjo.
Tornando a noi, il dostarlimab è utilizzato da tempo nel trattamento dei tumori dell’endometrio caratterizzati da un tipo di mutazioni noto come mismatch repair deficiency (o Mmrd). Si tratta di alterazioni che impediscono alle cellule di riparare gli errori che insorgono nel Dna durante i processi di replicazione, esponendole al rischio che questo accumulo di mutazioni porti all’insorgenza di una neoplasia. Se questo accade, però, l’alto numero di mutazioni presenti nel genoma di questi tumori rende il sistema immunitario più efficace nel riconoscerli e distruggerli. Soprattutto se aiutato da farmaci che ne potenziano l’attività, come appunto il dostarlimab.
Avendo ottenuto buoni risultati sui tumori dell’endometrio, la ricerca ha quindi iniziato ad esplorarne l’utilizzo in altre forme di tumori solidi caratterizzate da mutazioni Mmrd. Nel trial appena pubblicato, i ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York e dell’università di Yale hanno deciso di metterlo alla prova contro il tumore del colon retto, scegliendo pazienti con mutazione Mmrd (è presente circa nel 5-10% dei casi) e con una neoplasia non metastatica, nei quali le terapie offrono quindi buone chance di eliminare definitivamente la malattia.
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di Simone Valesini www.wired.it 2022-06-10 10:33:03 ,