Il che non esclude i benefici derivanti da attività in orbita possano estendersi alla collettività. È uno dei tanti punti in comune con il turismo subacqueo, come racconta Gary Rosewell. Con un passato nel marketing della Formula 1, oggi Rosewell, per la Cousteau Foundation, è a capo delle partnership di Proteus Ocean Group ed è al Sutus per promuovere Proteus, un habitat 30 metri sott’acqua che promette di diventare la “Iss degli abissi”.
“Proteus punta a far conoscere l’esperienza acquatica, affinché molte più persone si avvicinino al concetto di turismo subacqueo oceanico – spiega –. Le esperienze che offrirà hanno forti similarità con i viaggi spaziali: vivere in ambienti estremi, sopravvivere o restare calmi in situazioni di pressione, sviluppare un tipo di scienza che porterà a risultati applicabili nella quotidianità”. Difficile convincere gli scettici, in particolare chi ricordi che un viaggio sui razzi di Blue Origin costa milioni o sullo spazioplano di Virgin Galactic 450mila dollari. “Basterebbe l’esempio della sostenibilità – replica Rosewell –. Proteus permetterà di sperimentare sistemi di sopravvivenza a circuito chiuso, razionando l’utilizzo di acqua o di aria, oppure riciclando le risorse. Tutto per massimizzarne la resa e supportare al meglio l’equipaggio durante un lungo periodo trascorso in un ambiente estremo. Proprio come per la space economy, che sviluppa tecnologie utili a tutti, con la Blue economy, attraverso esperimenti, studi e ricerche condotte sott’acqua, puntiamo a trovare cure a malattie croniche come il cancro, o inventare tecnologie che possano agevolare la nostra vita quotidiana”.
Che la sottolineatura pecchi di ottimismo e strida fra gli eleganti ed elitari corridoi di Les Roches è il dubbio che proprio Díez De La Lastra affronta nello spiegare perché anche gli investimenti di chi punti a qualcosa di proibitivo, possano rivelarsi utili per tutti: “Nelle prime fasi di qualsiasi tecnologia o business, i pionieri non possono pensare ai profitti. Oggi esiste un’azienda europea che con una cinese sta capendo come coltivare piante su Marte. Dovessero riuscirci, avrebbero margini considerevoli. Intanto però provano a sviluppare coltivazioni sane in aree desertiche del Medio Oriente, fatto di cui non si possono ignorare gli eventuali benefici qui, altro che Marte. Preferisco che un milionario, invece che in un party a Miami, investa cifre a sei zeri per viaggiare oltre l’atmosfera. Con quei soldi finanzierà l’innovazione. E prima o poi l’innovazione arriverà a tutti”. Boris Otter, e come lui tanti al Sutus di Marbella, non potrebbero essere più d’accordo.
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di Emilio Cozzi www.wired.it 2023-12-10 05:30:00 ,