Il consiglio di amministrazione di Twitter ha deciso di fornire a Elon Musk le informazioni sugli account “fake”, che l’imprenditore patron di Tesla ha più volte detto di voler avere per poter procedere all’acquisizione della piattaforma social.
Infatti, secondo quanto raccolto dal Washington Post, Il Cda del social offrirà a Musk l’accesso al “firehose”, l’enorme flusso di dati che comprende oltre 500 milioni di tweet pubblicati ogni giorno, come ha detto una fonte anonima al giornale statunitense.
La decisione del board di Twitter mira a porre fine a una situazione di stallo con il miliardario, che ha minacciato di ritirare il suo accordo da 44 miliardi di dollari per acquistare il social, a meno che la società non fornisca l’accesso ai dati che secondo lui sono necessari per valutare il numero di utenti falsi sulla piattaforma.
Informazioni a disposizione di Musk già in settimana
Le informazioni potrebbero essere fornite entro questa settimana, ha detto la persona informata dei fatti. Attualmente anche altre aziende, circa 24, hanno accesso al “firehose” del social, che comprende non solo una copia in tempo reale dei tweet, ma anche informazioni sui dispositivi da cui twittano gli utenti e informazioni sui loro account.
Un pretesto per uno “sconto” o per tirarsi indietro?
I manager di alto livello di Twitter sono comunque scettici sulla capacità di Musk di utilizzare il “firehose” per trovare informazioni precedentemente non rilevate: il flusso di dati è disponibile appunto da anni, a pagamento, per diverse aziende. Molti dei manager della società di microblogging, e anche diversi analisti e addetti ai lavori della Silicon Valley, affermano che Musk sta usando la richiesta dei dati come pretesto per uscire dall’accordo o per negoziare un prezzo più basso di quanto inizialmente offerto.
Account spam, problema di vecchia data
Il problema dei bot e degli account falsi esiste comunque fin quasi dalla nascita di Twitter, 16 anni fa. Per anni, l’azienda ha affermato che i bot e gli account di spam rappresentano meno del 5% degli utenti del servizio, un numero ricavato per mezzo di approfonditi controlli interni. Ma alcuni analisti esterni ritengono che la percentuale sia in realtà molto più alta, forse anche il doppio o il triplo.