di Chris Stokel-Walker
A due ore dall’annuncio con cui Twitter ha comunicato di aver accettato l’offerta da 44 miliardi di dollari di Elon Musk per acquistare l’azienda e renderla privata, sullo schermo di Joe Mulhall hanno iniziato a comparire le prime inquietanti avvisaglie. Mulhall è il direttore della ricerca di Hope Not Hate, un gruppo britannico che si occupa di campagne contro il razzismo e il fascismo.
Quando, annunciando l’acquisizione di Twitter, Musk ha dichiarato che “la libertà di espressione è il fondamento di una democrazia funzionante, e Twitter è la piazza digitale dove si dibattono questioni vitali per il futuro dell’umanità“, Mulhall ha notato che sulla piattaforma avevano iniziato a spuntare nuovi account creati da individui e gruppi di estrema destra che erano stati precedentemente sospesi, tra cui l’attivista politico inglese con posizioni anti-islamiche Tommy Robinson e Britain First, un partito fascista britannico. Negli Stati Uniti, altri neonazisti che erano stati sospesi dalla piattaforma hanno creato nuovi account.
Dopo essere stati segnalati a Twitter da Mulhall, Hope Not Hate e altre persone, gli account sono stati sospesi. Tuttavia c’è chi teme che questi segnali possano preannunciare il ritorno su Twitter di account sospesi in passato per incitamento all’odio, nel caso in cui Musk dovesse mantenere la promessa di allentare le regole sul tipo di contenuti consentiti sul social network.
Movimenti sospetti
L’effetto domino è già iniziato. Lunedì 25 aprile Christopher Bouzy, il ideatore di Bot Sentinel, un servizio che monitora la presenza di bot e troll su Twitter, ha notato che un certo numero di account legati a posizioni di sinistra si era lamentato di aver perso follower. Bouzy stesso ne aveva quattrocento in meno sui 77mila totali. All’inizio non ha dato grande peso alla cosa, dal momento che gli utenti smettono spesso di seguire dei profili.
Bot Sentinel si aggiorna a mezzanotte. Controllando i dati alle sette del mattino, Bouzy ha capito che stava succedendo qualcosa di più significativo. In un giorno normale in media vengono disattivati o sospesi circa 750 account, su un campione di 2,5 milioni di profili. I dati alla fine del 25 aprile, però, si discostavano parecchio dalla norma: 5.132 account – di ogni posizione politica – erano stati disattivati, mentre altri 341 erano stati sospesi. C’erano anche altri indicatori che sembravano non tornare: “Stiamo assistendo a un aumento significativo di account di destra – racconta Bouzy –. Potrebbe essere un segnale del fatto che si sentono sicuri a tornare su Twitter, o che stia succedendo altro“.
Manoel Ribeiro, dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Losanna, definisce il fenomeno “replatforming“: “Se Twitter adotta una filosofia integralista in merito alla libertà di espressione, le misure relative all’incitamento dell’odio o all’istigazione potrebbero essere annullate e gli account più popolari legati all’estrema destra reintegrati“, spiega Ribeiro.
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2022-04-28 17:00:00