Il buono è che più che in altri casi tutto sembra gestito con la scansione dei videogiochi d’azione, cioè con quella tendenza ad alternare un po’ meccanicamente fasi ad alto ritmo con pochi dialoghi e molte cose che avvengono ad altre di spiegazione della trama. È una maniera di pensare un film molto poco succube della storia del cinema e molto più incline a farsi contaminare da altre tendenze, altre possibilità e altri stili. Il fatto che ad esempio nei momenti più concitati (quindi i più importanti per un film come questo) l’obiettivo sia sempre mobile, si muova intorno ai personaggi e non adotti la solita scansione fissa. Il fatto che molto sia registrato in uno studio di produzione, con effetti visivi per sfondi e ambienti, consente movimenti del punto di vista altrimenti impossibili e quindi di nuovo più vicini a quel che accade nei videogiochi che a quello che accade nei film.
In questo sta l’essenza di Tyler Rake 2, nella sua capacità di mangiare altre forme di spettacolo e di azione e tirare fuori qualcosa di coerente e quasi vecchio stampo, se si guarda alla scrittura. Dietro a tutte queste suggestioni infatti c’è una storia tradizionalissima, quella di un uomo duro con una famiglia a pezzi alle spalle che cerca di affogare nel salvataggio di altri quello che non è riuscito a fare per sé. Anche l’esercito di protagonisti è un mondo di buoni senza una reale personalità, come gli eroi del west, come gli action hero degli anni ‘80: buoni senza motivazioni, persone per bene con valori morali che li definiscono. Tanto più impeccabili quanto più a loro si contrappongono dei cattivi senza umanità, mai indagati, mai messi in questione. Di loro importa solo la forza, la cattiveria e l’inarrestabile tendenza a massacrare, mostri che misurano le dimensioni dell’impresa e ingigantiscono la tensione da provare.
È il sistema attraverso il quale Hollywood ha fondato una maniera tutta sua di interpretare i valori americani, li ha promossi, propagandati e diffusi. Anche in anni in cui tutto questo è ampiamente in questione e molti film vanno in altre direzioni, film come Tyler Rake scelgono la vecchia strada e Chris Hemsworth, nonostante sia australiano, è l’ultimo di una lunga schiera di attori giusti per la parte, dotati della faccia e della presenza necessari a rendere tutto plausibile per quanto incredibile. Non è facile e dimostrare che recitare non è solo quella cosa che sì fa parlando, ma quella che si fa attraverso il proprio corpo e come viene ripreso.
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di www.wired.it 2023-06-16 11:30:00 ,