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La Corte di Cassazione ha annullato
la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di
assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele
Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33
anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre
del 2020.
La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del
procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato
dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello,
annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e
rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione.
In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria
Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a
Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio
aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla
premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e
la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo.
Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e
determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo
grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di
Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe
dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il
pubblico incarico non avrebbe potuto impugnare la sentenza
emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le
attenuanti generiche con le aggravanti contestate.
Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello
Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi
di pistola da distanza ravvicinata.
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