Quando la bara bianca esce dalla chiesa a sollevarla c’è un’intera città. Sulle spalle di quei ragazzi in lacrime il peso insostenibile di una tragedia assurda. Una vita tramontata all’alba della giovinezza. Un’esistenza spezzata da una ferocia bestiale che va ben oltre i segni di quelle sette coltellate al cuore costate la vita a Giovanni Guarino. Lo dice dall’altare, anche l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia, nella commossa omelia che ha scandito l’ultimo viaggio di quel ragazzo di diciannove anni ucciso dopo una banale lite domenica scorsa all’interno di un parco giochi a Torre del Greco. Chiede «perdono» l’arcivescovo. Lo chiede a Giovanni e ai tanti ragazzi immersi nella folla di oltre duemila persone che come un fiume in piena ha accarezzato le porte della basilica di Santa Croce nel giorno più duro. «Perdonaci Giovanni perché con la nostra indifferenza abbiamo consentito alla cultura mafiosa di prevalere», «perdonaci perché se avessimo creato un sistema di vita contro il sistema di morte della camorra oggi non saremmo qui a piangere». Parole accompagnate dagli applausi scroscianti che riecheggiano nella basilica. Parole di rabbia ma anche di perdono per chi, ancora più giovane, si è rovinato per sempre la vita commettendo un omicidio. «Chi ti ha portato via è carnefice e anche vittima di un sistema di violenza alimentato da una cultura di camorra. Ragazzini ai quali viene inculcata la legge della violenza già in tenera età», dice ancora l’arcivescovo di Napoli. Parla ai ragazzi Domenico Battaglia chiedendo loro di «stare sempre dalla parte della vita». L’arcivescovo, però, parla anche agli assassini, invocando la loro conversione. «Che i raggi della tua stella caro Giovanni illuminino i tuoi cari e raggiungano anche il cuore di assassini e camorristi. Quegli uomini che stanno allevando i propri figli al carcere o alla morte». Poi il pensiero alla mamma di Giovanni, che come la Madonna nel sabato santo «piange ai piedi di una croce ingiusta». Quando la bara lascia la chiesa i singhiozzi e le lacrime sono coperti da fuochi d’artificio, applausi e dal volo delle colombe che si fanno spazio tra i palloncini colorati. In un angolo Antonio e Marianna, i genitori di Giovanni si abbracciano lontani dalla folla. Sono loro i veri custodi di quel dolore immenso che spezza in due il cuore. Un dolore che nemmeno la giustizia, con le sue cicatrici, potrà mai curare.
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, 2022-04-17 05:03:01 ,