Il giudice del tribunale di Pisa, sezione lavoro, Franco Piragine, ha condannato Enel al risarcimento dei danni per la malattia e la morte per mesotelioma pleurico di origine professionale dell’ex dipendente dell’azienda, Danilo Fedeli, deceduto il 19 aprile 2009 a 69 anni. Lo rende noto l’Osservatorio nazionale amianto precisando che la vittima “ha lasciato la moglie Carmelina, e i due figli, Barbara e Simone”.
“Mio padre – racconta la figlia Barbara – è stato autista dei pullman in Val di Cecina per più di 30 anni, venendo anche a contatto con i lavoratori delle fabbriche che, ignari, salivano e scendevano dai mezzi senza togliersi la tuta intrisa dall’amianto. Per ottenere il risarcimento ci siamo rivolti all’Osservatorio nazionale amianto Val di Cecina, che a sua volta ha investito della tutela legale il suo presidente nazionale, avvocato Ezio Bonanni, insieme e all’avvocato Massimiliano Deiana”. “I due legali – aggiunge – hanno quindi depositato il ricorso giudiziario presso il tribunale che ha accertato la responsabilità dell’Enel per l’insorgenza della neoplasia e il conseguente decesso, liquidando in nostro favore un importo complessivo di circa 800mila euro, oltre interessi e rivalutazioni”. Secondo le testimonianze citate in sentenza dal giudice del lavoro “i materiali contenenti amianto, coppelle, fibretta e cemento, ci venivano forniti dall’Enel”, “non vi era una mensa ma consumavamo il cibo che portavamo da dimora, talvolta mangiavamo sopra le coppelle” e un altro teste ha aggiunto: “Non avevamo mascherine né altre protezioni dalla polvere”. Per Bonanni “dopo una lunga battaglia giudiziaria, a 12 anni dalla morte finalmente giustizia per la famiglia Fedeli con la condanna della società. Molto rimane ancora da fare in Val di Cecina e tutte le province limitrofe per la tutela anche delle altre vittime”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2021-12-09 14:58:33 ,firenze.repubblica.it