Camminano nella neve, al gelo, per ore. E le temperature, anche sotto zero, non li fermano. Dall’Ucraina ci vogliono almeno 15 ore di fila per attraversare il confine di Siret, al nord della Romania. E ci sono posti di confine con la Polonia dove si arriva a 24 ore di attesa per i controlli. Il flusso è continuo, di giorno e di notte. Incessante.
Sono 700mila i bambini in fuga dalla guerra
Secondo i dati dell’Unicef sono 700mila i bambini costretti ad abbandonare l’Ucraina per allontanarsi dalla guerra e cercare la salvezza in Europa. Sono soprattutto donne e bambini quelli che arrivano al punto di accoglienza di Save the children di Siret, in Romania, dove ricevono beni di prima necessità come cibo, acqua pulita, kit igienici, coperte, vestiti e piccoli giochi. Bambini esposti alla fame, alle malattie, agli abusi. Nella città c’è una mobilitazione della comunità: tanti vengono accolti nelle case aperte con generosità dai romeni, molti nei centri di asilo. Sono stati individuati anche centri di accoglienza temporanea. Per molti quel confine è solo luogo di transito per raggiungere parenti o amici in altri Paesi europei.
Al confine arrivano bambini con gli occhi pieni di sofferenza
In Ucraina oggi ci sono 7,5 milioni di bambini a rischio. «Al confine arrivano bambini che hanno gli occhi pieni di sofferenza. Hanno conosciuto solo il terrore dei bombardamenti, il rumore dei raid aerei, il tonfo degli esplosivi, le corse nei rifugi sotterranei. Nelle orecchie hanno il suono delle sirene di allarme antiaereo», racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children, che si trova a Siret.
Anna è giunta dopo una fila di 16 ore, Artem è arrivato con tre bimbi
Fra loro c’è Anna, 29 anni, arrivata al confine dopo una coda di 16 ore insieme ai suoi due bambini, Daryna di 4 anni e e Danilo di 2 anni. Con lei la mamma e la sorella. Anna ha gli occhi pieni di lacrime quando racconta che al confine le ha accompagnate il marito che poi è tornato a combattere. Ora è stata accolta nel centro di Rădăuți in Romania. Artem, invece, ha raggiunto Siret con la moglie Nadia e i tre bambini Sasha di 7 anni, Dmytrus di 6 e Yuriy di 3. «Hanno attraversato il confine fra la neve, camminando a piedi. E presto riprenderanno il loro viaggio della speranza», spiega Giovanna Di Benedetto.
Il nemico numero uno è il freddo
«Il nemico numero per i bambini che arrivano è il freddo. Le temperature sono sotto zero e non si riescono a muovere le mani dopo poco tempo passato all’aperto, anche se si è ben coperti», dice Giovanna Di Benedetto che sottolinea quanto sia «enorme il rischio di ipotermia».