Come ha notato Shuster, tuttavia, “la convinzione di Zelensky della vittoria finale dell’Ucraina sulla Russia si è irrigidita in modi che preoccupano alcuni dei suoi consiglieri“, i quali hanno descritto la risoluzione di Zelensky “al limite del messianico”, apparendo come un leader chiuso in sé stesso, deluso dagli alleati, che preoccupa chi gli sta attorno: “Non stiamo vincendo. Ma provate a dirglielo.“
I dissidi tra i ranghi
Indipendentemente dall’onestà delle fonti che hanno fatto trapelare questo pessimismo, una notevole diffidenza per i decisori politici ucraini è emersa, seppur in termini più sfumati, dal comandante in capo dell’Ucraina, il generale Valery Zaluzhny. Il quale in una intervista con l’Economist, ha detto chiaramente che la controffensiva intrapresa dall’Ucraina cinque mesi fa non ha prodotto i risultati sperati. Il conflitto, ha spiegato, è bloccato in uno stallo che ricorda i combattimenti di trincea della Prima guerra mondiale, e nelle condizioni attuali non potrà esserci una svolta significativa della guerra, né in senso positivo (respingere i russi), né in senso negativo (subire un’avanzata russa).
È stata la valutazione più schietta fatta finora da un alto funzionario di Kyiv sulle prospettive di una vittoria dell’Ucraina, e ha raffreddato notevolmente le promesse occidentali di dissanguare la Russia per poi costringerla a scendere a patti. “Questo è stato il mio errore. La Russia ha perso almeno centocinquantamila uomini, una perdita che in qualsiasi altro Paese avrebbe fermato la guerra“, ha spiegato Zaluzhny all’Economist, prendendo atto che per il regime di Putin la vita umana non ha lo stesso valore che ha per l’Ucraina, Paese che ha perso un numero altrettanto se non più grande di giovani uomini.
Gli alleati nella mareggiata
Negli Stati Uniti, intanto, Joe Biden sta chiedendo ai membri del Congresso di votare per un pacchetto di aiuti da 61,4 miliardi di dollari, ma il sostegno all’Ucraina è ostacolato sempre più dalla corrente nazional-populista dei Repubblicani, che vogliono dare priorità a Israele e alla Guerra fredda contro la Cina. La prospettiva di una vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024 spingendo vari leader europei a ripensare un bilancio per la difesa comune.
Mario Draghi, intervistato dal Financial Times, ha detto che il modello geopolitico sul quale l’Europa si è retta dalla fine della Seconda guerra mondiale, tra cui il “sostegno dagli Stati Uniti per la difesa” non esiste più. E che quindi, “Per poter esprimere una visione politica unica e potente nel mondo di oggi, l’Europa ha bisogno di molta, molta più integrazione [diventando] un’unione più profonda, un’unione capace di esprimere una politica estera e una politica di difesa”
La guerra sul campo è la parte più tristemente monotona della storia. L’ipotesi di una controffensiva russa in inverno è discussa ma non sembra all’orizzonte. Che lo spostamento dell’attenzione mondiale dall’Ucraina al Medio Oriente sia una maledizione oppure o una fortuna, per Kyiv, dipenderà insomma non tanto dalla guerra guerreggiata – non ancora – quanto dall’uso che gli alleati dell’Ucraina sapranno fare di questo oblio, per certi versi inevitabile.
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di Paolo Mossetti www.wired.it 2023-12-11 05:50:00 ,