di Luca Zorloni
Un esercito di esperti informatici contro la Russia. Sabato 26 febbraio su Twitter il numero due del governo dell’Ucraina guidato da Volodymyr Zelensky, nonché ministro per la Transformazione digitale, Mykhailo Fedorov, ha bandito la chiamata alle armi cibernetiche in risposta all’invasione ordinata dal presidente russo Vladimir Putin, perpetrata anche in rete con attacchi informatici. “Stiamo creando un esercito IT – scrive Fedorov -. Abbiamo bisogno di talenti nel digitale”, non solo ucraini, ma anche stranieri.
Il link nel tweet rimanda a un canale Telegram, che al momento della pubblicazione di questo articolo (27 febbraio, ore 9, quindi in meno di 24 ore dalla creazione) contava già oltre 125mila iscritti. È verosimile che non tutti siano esperti informatici in grado di sostenere la resistenza dell’Ucraina sul fronte cibernetico, dato che il canale è aperto anche all’adesione di semplici osservatori. I quali, tuttavia, possono fare la loro parte.
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Le missioni dell’esercito IT
Sono due, finora, le missioni annunciate sul canale Telegram. La prima, lanciata il 26 febbraio, consiste nell’attaccare i principali siti governativi e dei colossi industriali russi. Nel mirino ci sono, tra gli altri, quelli della presidenza e del governo, del ministero della Difesa e del Roskomnadzor. Ossia l’agenzia federale per il controllo delle telecomunicazioni che ha avviato una campagna di censura sui media russi, perché non parlino della guerra in Ucraina come di un’invasione comandata da Mosca, limitato l’accesso ad alcuni social network, come Facebook, e ordinato il blocco di altri, vedi Twitter (che pure inizialmente era intervenuto su alcuni profili che attraverso l’analisi di fonti aperte stavano dando conto dell’invasione russa).
L’altro fronte da attaccare, con ddos (distributed-denial-of-service, una concentrazione spropositata di richieste di accesso a un sito tali da mandarlo in blocco) o altre tattiche, sono le principali aziende russe. Tra queste Gazprom, colosso dell’estrazione del gas partecipato dallo Stato, potente sponsor del calcio europeo e primo finanziatore del progetto del gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania (la cui autorizzazione è stata bloccata nei giorni scorsi da Berlino come sanzione nei confronti di Mosca); Lukoil, una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo (ha il 2% della produzione di crude oil), con interessi anche a Siracusa; Sberbank, istituto di credito a partecipazione statale; Yandex, la multinazionale digitale del Paese, che opera il più importante e omonimo motore di ricerca russo.
La seconda missione, lanciata il 27 febbraio, consiste invece nel segnalare canali Youtube che diffondono disinformazione sulla guerra in Ucraina, tra cui quelli di agenzie stampa e youtuber pro-Cremlino. E questa è un’operazione alla portata anche degli osservatori del canale Telegram. Il ministero della Trasformazione digitale ucraino suggerisce infatti di collegarsi con una Vpn (virtual private network, un consiglio rivolto specificamente alle persone ucraine), aprire il proprio account di Youtube, raggiungere uno dei canali indicati, cliccare sul tab About (Informazioni in italiano), cliccare sull’icona della bandierina per segnalare l’utente e selezionare una delle violazioni dal menu a tendina.
La battaglia contro la disinformazione
Sul gruppo Telegram il ministero ucraino ha diffuso anche un video che raccoglie una serie di riprese sull’attacco russo da distribuire su canali e social del Paese perché, scrive, “i cittadini della Federazione russa devono vedere cosa sta succedendo nel nostro paese per mano dei loro assassini”. Il 26 febbraio il collettivo di hacktivisti Anonymous ha rivendicato di essere riuscito a intercettare alcune emittenti russe di Stato e a trasmettere un filmato che mostrava scene della guerra in Ucraina, “per diffondere la verità su quello che sta succedendo”.
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www.wired.it
2022-02-27 08:11:11