A fronte del significativo aiuto militare degli Stati Uniti, che supera i sessantaquattro miliardi di dollari, l’eventuale riduzione di questo supporto potrebbe avere gravi ripercussioni sul fronte orientale ucraino, dove i soldati possono contare su armi e munizioni americane. La fine della fornitura di aiuti potrebbe dare una mano alle forze russe, esponendo ulteriormente la cittadinanza civile ucraina al rischio di attacchi.
Le posizioni del passato
Trump non ha mai nascosto il suo desiderio di “porre fine alla guerra” e ha più volte tentato di bloccare i pacchetti di aiuti all’Ucraina al Congresso, promettendo poi di essere pronto a forzare un accordo tra Mosca e Kiev prima della sua proclamazione ufficiale a gennaio. Tuttavia, la sua posizione resta comunque ambigua: pur dichiarando di avere un buon rapporto con Putin, in passato ha anche suggerito di voler bombardare Mosca nel caso in cui il Cremlino avesse invaso l’Ucraina.
Trump potrebbe anche usare l’ipotesi di questo stop agli aiuti come leva su Zelensky, sostengono molti analisti. La sua strategia per porre fine alla guerra potrebbe prevedere una spinta verso il tavolo dei negoziati, dicendo a Zelensky che non riceverà più aiuti dagli Stati Uniti e che è ora di raggiungere un accordo, mentre dichiara l’opposto al presidente russo Vladimir Putin, ovvero che Washington fornirà ancora più supporto all’Ucraina se il leader russo non accetterà un accordo.
In ogni caso, da tempo gli alleati europei della Nato si stanno preparando a un possibile ridimensionamento del sostegno statunitense all’Ucraina. All’inizio di quest’anno, l’Alleanza ha assunto il controllo del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, precedentemente guidato dagli Stati Uniti, per supervisionare gli aiuti militari e la formazione, cercando di tutelarsi da improvvisi cambiamenti a Washington.
Per comprendere quanto possa essere complicato prevedere le mosse del nuovo presidente, bisogna comunque osservare che fu proprio Trump a prendere per primo la decisione di fornire aiuti militari all’Ucraina (una misura che, sotto la presidenza di Barack Obama, era considerata una “linea rossa”) e a imporre sanzioni su un gasdotto russo che l’Ucraina aveva fortemente contrastato.
L’gestione repubblicana infatti approvò la vendita di missili Javelin all’Ucraina alla fine del 2017, mentre l’esercito ucraino continuava a combattere i separatisti filo-russi anni dopo lo scoppio della guerra nel febbraio 2014. Solo pochi mesi dopo aver accettato di vendere i missili all’Ucraina, Trump sospese però gli ulteriori aiuti militari al paese, cercando di fare pressione sul neoeletto presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché avviasse un’inchiesta su Biden.