«A Putin ho detto: “La chiamo per parlare di pace” e lui mi ha detto “non è il momento”. “La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco”, lui mi ha risposto “non è il momento”. ’Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate con Zelensky?”, mi ha ancora risposto “Non è il momento”. Ho avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden gli ho detto che forse solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse a Putin. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché il giorno dopo non lui, ma il ministro della difesa americano e quello russo si sono sentiti».
Lo ha detto il premier Mario Draghi, salutando gli studenti della scuola media “Dante Alighieri” di Sommacampagna (Verona) spiegando che «quel che si deve fare è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi dobbiamo cercar di fare».
«Responsabilità è serietà e agire»
Non solo di guerra in Europa ha parlato Draghi. Riferendosi al suo incarico istituzionale ha detto ai giovani: «La responsabilità la sento molto. E questo è parte della serietà. Guidare un Paese in un momento difficile è responsabilità. Ma la responsabilità è anche agire, fare le cose». Ricordando la sua chiamata a Palazzo Chigi a febbraio del 2021 Draghi ha affermato: «Non sono stato eletto ma nominato. Il Presidente Mattarella mi ha chiamato e mi ha chiesto se me la sentivo. Io ho detto si. Mi sono venute in mente le cose che dovevo fare. Era un momento molto difficile: il virus circolava dappertutto, c’era molta gente che moriva, l’economia andava male. Ho pensato a come affrontarle».
«Chi attacca ha sempre torto»
«Chi attacca ha sempre torto. C’è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente. Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo» ha detto il presidente del Consiglio. «Quello che è successo – ha aggiunto Draghi – è che il piccolino adesso è più grande e si “ripara” dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà».
«Da Putin spaventoso errore»
Conversando con gli studenti Draghi ha rievocato la vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina: «Lo sapevo, ne ero sicuro ma non ci volevo credere. Non si portano 200mila truppe in assetto di guerra sul confine di un paese se non per attaccare. Io ero sicuro sarebbe successo perché purtroppo è successo anche in passato con l’Unione sovietica. Allo stesso tempo non volevo crederci. Ho parlato con Putin fino all’ultimo e ci siamo dati appuntamento per risentirci, ma lui ha lanciato invasione. È un dramma terribile, un errore spaventoso fatto da Putin»