Più di mille attacchi contro strutture sanitarie in Ucraina 15 mesi di guerra. A stilare questo bilancio è l’Organizzazione mondiale della sanità, in un report appena pubblicato. I dati fanno riferimento a “qualsiasi atto di violenza verbale o fisica, ostruzione o minaccia di violenza che interferisca con la disponibilità, l’accesso e la fornitura di servizi sanitari curativi e/o preventivi durante le emergenze”. Per quanto, per tre quarti, si tratti di attacchi condotti con armi pesanti.
Una tendenza, quella a prendere di mira le strutture sanitarie ucraine, molto alta soprattutto nella fase iniziale dell’invasione russa, come mostra questo grafico.
Nei primi cinque giorni di guerra sono stati 49 gli episodi censiti, praticamente uno ogni due ore e mezza. A marzo dello scorso anno furono invece 411, più di uno ogni due ore. In questo stesso mese si verificò ad esempio l’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol, nel marzo dello scorso anno, che generò forti polemiche sull’autenticità delle notizie che ne davano conto. Da allora, l’intensità si è ridotta. Sono appena 3 gli episodi censiti per lo scorso mese di maggio, ma va detto che il dataset è aggiornato a domenica 7. E la foto che apre questo pezzo è stata scattata a Dnipro il 26 maggio, dopo il bombardamento di un edificio del locale ospedale.
Ma quali sono le strutture più colpite dai militari russi? I dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità permettono di calcolarlo. Ecco il dettaglio:
La maggior parte degli attacchi, ben 475, ha riguardato i centri di assistenza primaria o di base. Si tratta di quelle strutture che per prime prendono in carico i pazienti e si occupano, ad esempio, di vaccinazioni o di screening oncologici. Quella secondaria fa invece riferimento alle strutture ospedaliere, quella terziaria agli ospedali con il più alto grado di specializzazione.
Nonostante il gran numero di attacchi, sono 101 le persone che hanno perso la vita all’interno delle strutture sanitarie colpite dall’esercito russo, 139 quelle che sono rimaste ferite. Il punto, però, non sono esclusivamente i morti dirette di questi episodi. Come spiega l’Oms nella nota che accompagna i dati, infatti, “questi attacchi privano intere comunità dei servizi sanitari essenziali necessari per salvare vite umane, portando ad un aumento delle malattie, dei decessi e al deterioramento dei sistemi sanitari nel lungo termine”.
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di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-06-06 05:00:00 ,