di Aarian Marshall
Alla fine di gennaio Hanna Kompaniets ha ricevuto una e-mail da Upwork, il sito su cui per sette anni si è interfacciata con clienti online per lavorare come assistente virtuale. L’email, inviata ai lavoratori ucraini presenti sulla piattaforma, diceva che l’azienda stava seguendo l’escalation delle tensioni in Europa orientale: “Prima di tutto, speriamo che siate al sicuro“, si leggeva. Il messaggio proseguiva offrendo suggerimenti ai freelance ucraini per “aiutare a ridurre al minimo qualsiasi potenziale interruzione al vostro business o agenzia freelance e alle relazioni con i clienti“. Tenere aggiornati i clienti sulla propria sicurezza, insomma, per evitare che si innervosissero. “Assicurarsi che tutto il vostro lavoro sia aggiornato“; eseguire il backup di computer e altri dispositivi. “Per favore, state al sicuro, in salute, e connessi”, concludeva l’e-mail.
Meno di un mese dopo, la Russia ha invaso l’Ucraina, e Kompaniets dice che da allora non ha più sentito direttamente Upwork: “Mi ha fatto arrabbiare“, racconta. L’e-mail parlava della “sicurezza e cura del cliente, ma non dei freelance“.
La gig economy in Ucraina
I freelance – o gig worker – che lavorano sulle piattaforme online sono un motore nascosto dell’economia ucraina e del mondo. Si iscrivono a siti in lingua inglese come Upwork, Fiverr e Freelancer.com, a portali russi come Fl.ru, e a servizi ucraini come Kabanchik.ua e il più popolare del paese, Freelancehunt.com. Lavorano come ingegneri del software, project manager, tecnici informatici, grafici, editor e copywriter. E lavorano per tutti, con contratti a lungo termine o lavori occasionali: per startup in Germania, per un designer di garage a Beaverton, in Oregon, per un musicista a Toronto o per grandi aziende come Airbnb, General Electric e Samsung.
Un’indagine condotta nel 2018 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), un’agenzia delle Nazioni Unite, ha stimato che addirittura 500mila ucraini erano registrati su piattaforme web, il tre % della forza lavoro del paese. Un rapporto della University of Oxford ha scoperto che il paese è il settimo maggiore fornitore di lavoratori online al mondo.
La pandemia di Covid-19 potrebbe aver fatto aumentare ulteriormente queste cifre. Per le aziende negli Stati Uniti, in Europa e altrove, l’Ucraina è una fonte allettante di forza lavoro. I lavoratori sono ben istruiti, esperti di tecnologia, spesso parlano correntemente il russo e a volte l’inglese. Tendono a lavorare per salari più bassi rispetto agli omologhi americani o dell’Europa occidentale, anche se guadagnano, secondo l’indagine dell’Oil, leggermente di più rispetto al salario medio ucraino.
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www.wired.it
2022-03-08 06:00:00