di Lorenzo Lamperti
Non è l’unico caso. La celebre attrice Lan Ke è stata bloccata su Weibo per aver condiviso immagini di proteste contro la guerra a San Pietroburgo. Cinque storici di prestigiose università cinesi hanno pubblicato una lettera aperta su WeChat nella quale criticavano l’attacco all’Ucraina e scrivevano: “Essere visti come un alleato della Russia sarà un passo verso la perdita del supporto globale“. La missiva, dopo essere diventata virale, è stata cancellata e i netizen nazionalisti li hanno presi di mira definendoli “traditori” Le diverse piattaforme, compresa Douyin, stanno rimuovendo migliaia di video e post dopo aver chiesto agli utenti di non condividere contenuti falsi o che sfruttano il “dolore altrui“.
Piano piano, intanto, si è lasciato penetrare qualche spiffero di propaganda russa. Sui social media cinesi negli scorsi giorni è diventata trend topic la presunta scoperta di 26 laboratori biologici militari statunitensi in Ucraina con l’hashtag #The26AmericanBiolabsinUkraineAreJustTipofIceberg. Ne hanno parlato anche i media di stato, a partire dal Global Times, e lo stesso governo, in particolare attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. La dinamica è sempre la stessa osservata durante la pandemia, quando l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, chiamava il Covid-19 “Chinese virus” e diffondeva le voci della creazione in laboratorio. Dall’altra Pechino rispondeva con teorie del complotto sui militari americani che avevano portato il virus in Cina.
La teoria del complotto made in Russia
Questa volta Pechino sottolinea invece quelle che definisce “fake news” diffuse da Stati Uniti e “secessionisti taiwanesi” (attraverso quella che il Global Times definisce “online army” messa a punto dal Partito progressista democratico al potere). Qualche esempio: la teoria secondo cui la Cina sapesse dell’attacco russo e lo sostenga, che Taiwan sarà la prossima Ucraina o che Pechino sia pronta a trarre vantaggio dalla guerra per operazioni militari nella regione. Dall’altra parte si propaga il messaggio del ministero degli Esteri russo secondo cui le autorità di Kyiv hanno distrutto pericolosi agenti patogeni di malattie mortali conservati nei laboratori finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina.
“Il ministero ha ricevuto la documentazione dai dipendenti dei laboratori biologici ucraini che conferma la distruzione urgente di agenti patogeni pericolosi come la peste, l’antrace, la tularemia, il colera e altre malattie mortali“, si legge su una delle tante agenzie di stampa cinesi sull’argomento. Episodio che, si sottolinea, significa che gli Stati Uniti “hanno violato l’articolo I della convenzione delle Nazioni Unite sulle armi biologiche“.
Come Putin, d’altronde, anche Xinhua descrive gli Stati Uniti come “l’impero delle bugie“. Come notato da Maya Koetse del Leiden Asia Centre, la guerra in Ucraina domina la discussione dei media e dei social media cinesi, senza però che si parli davvero di che cosa accada realmente nelle città del paese invaso da Putin. Così come nella presunta alleanza filorussa, che alla prova del campo si rivela ancora zoppicante e per certi versi non può essere completata, il focus resta sulla retorica. Mosca e Kiev, in tal senso, restano sullo sfondo. Quello che conta è il messaggio che vuole dare Pechino: i cattivi sono gli americani.
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www.wired.it
2022-03-16 18:00:00