“Signor professore”: così è chiamato dai commilitoni del 68esimo battaglione della brigata 101 della difesa territoriale della Transcarpazia Fedir Shandor, accademico della Uzhhorod National University di quasi 47 anni, che combatte come volontario sul fronte di Izyum, continuando da lì a tenere lezioni in dad per i suoi studenti. Nonostante la maggior parte di loro si trovi all’estero e dieci, come lui, siano impegnati in battaglia, “ho notato che è aumentata la partecipazione. Chissà, forse quelli che prima dormivano durante le lezioni, ora vedendo il professore che combatte e insegna al tempo stesso, non se la sentono di non seguire”, osserva Shandor in un’intervista a distanza all’Adnkronos, interrotta da un attacco di artiglieria.
Non un caso isolato in questi ultimi giorni. “Ieri e l’altro ieri, in occasione della festa del 9 maggio, i russi hanno cercato di sfondare la difesa e ci sono stati fortissimi bombardamenti aerei”, dice il professore, che in guerra ha perso il nipote, arruolato nel battaglione accanto al suo. Shandor fa parte dei fucilieri motorizzati, con “il compito di entrare nei villaggi, proteggere la cittadinanza dagli sciacalli dell’esercito nemico rimasti e magari anche prenderli in ostaggio”.
Questo non gli impedisce di proseguire con il suo lavoro. Dottore in studi filosofici, direttore della cattedra di sociologia, il professore tiene numerosi corsi tra le facoltà di Sociologia e Filosofia e quella di Turismo dell’università di Uzhhorod. “Insegno discipline molto specifiche, anche per questo non ho potuto lasciare l’insegnamento”, spiega l’accademico.
La scelta di arruolarsi, però, è stata spontanea: “Il giorno che è iniziata l’invasione su vasta scala, ho tenuto tre lezioni all’università e poi con i colleghi sono andato al commissariato, mi sono iscritto tra le liste dei soldati volontari, sono tornato a dimora, mi sono cambiato e un’ora dopo ero già in caserma”. Nel battaglione di Shandor, ci sono alcuni suoi ex studenti e 16 colleghi di ateneo, “ma io – sottolinea – sono orgoglioso di essere l’unico professore”.
Per il professore la cultura è d’importanza fondamentale, come si vede anche in questa guerra, in cui – dice – “si nota la contrapposizione tra noi e il nemico che ci sta attaccando, che non è istruito. Come avrebbe potuto, una persona istruita, scavare delle trincee nella foresta rossa di Chernobyl o colpire chiese del proprio patriarcato? Per non parlare di quello che è successo a Bucha…”La guerra sta offrendo all’accademico anche tanti spunti per le sue ricerche: “Dal punto di vista sociologico e psicologico c’è tantissimo materiale su cui lavorare e tenere conferenze in futuro. Sto prendendo appunti sullo psico-tipo del soldato del XXI secolo, perché vedo che anche io stesso sono cambiato: seguendo il regime alimentare dell’esercito e gli addestramenti, sono dimagrito e sono diventato anche molto più disciplinato, oltre ad aver imparato a usare e pulire le armi”.
Altro campo di analisi che Shandor vuole esplorare è quello della migrazione interna. “Molte persone non erano mai uscite dai loro villaggi e questo conflitto le ha obbligate a spostarsi. Ci sono almeno dieci milioni di sfollati interni, persone che si sono trasferite dall’est all’ovest del Paese e che possono così conoscere la storia e la cultura dell’Ucraina occidentale, al di là dei piccoli conflitti interni che ci sono sempre stati. Stiamo assistendo a un fenomeno sociologico: la nascita di un nuova famiglia sociale, che prende il nome di Ucraina”.
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2022-05-10 11:49:42 ,