di Tom Simonite
Dieci giorni dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina TikTok ha annunciato di aver sospeso la pubblicazione di nuovi post provenienti da account russi, per via della nuova legge sulle “fake news” adottata dal paese. La società non si è però espressa in merito all’introduzione di un blocco che impedisce agli utenti di TikTok in Russia di vedere contenuti pubblicati dai profili al di fuori del paese.
Un report di Tracking Exposed, un collettivo italiano che si occupa di monitoraggio dei social media, suggerisce che TikTok abbia confinato i suoi utenti russi in un’ampia cassa di risonanza con l’obiettivo di placare il governo del presidente russo Vladimir Putin. Ma all’interno di questa enclave digitale una rete di account russi che pubblica contenuti a favore dell’invasione ha continuato a operare: “C’è stata una chiara manipolazione dell’ecosistema dell’informazione su TikTok“, spiega Salvatore Romano, responsabile della ricerca di Tracking Exposed.
Il portavoce di TikTok Jamie Favazza ha rifiutato di commentare il report di Tracking Exposed, ripetendo una precedente dichiarazione in cui la società dichiara di aver bloccato il caricamento di nuovi contenuti dalla Russia. Ma la piattaforma, di proprietà della startup cinese ByteDance, si è dimostrata meno critica nei confronti del paese rispetto ai suoi concorrenti americani, ricevendo un trattamento meno duro dal governo russo. TikTok ha rispettato le sanzioni dell’Unione europea che costringono le piattaforme a bloccare l’accesso dall’Europa ai media finanziati dallo stato russo. Meta, Google e Twitter hanno anche modificato i loro algoritmi per rendere meno visibili i contenuti o i link a queste società di media. In quella che è sembrata una ritorsione, sia Facebook che Twitter sono stati bloccati dai censori dei media della Russia. Il 21 marzo, poi, un tribunale di Mosca ha vietato Facebook e Instagram in Russia, accusando Meta – la società che controlla le due piattaforme – di “attività estremiste“.
Le azioni di TikTok in Russia e il suo ruolo centrale nella diffusione di video e indiscrezioni sulla guerra in Ucraina aggiungono un senso di urgenza alle domande su come verità e falsità circolano sulla piattaforma, sostengono Romano e altri ricercatori. La fase geopolitica che sta attraversando TikTok mette in luce anche le difficoltà con cui devono fare i conti i ricercatori che tentano di di trovare una risposta a queste domande. L’app, lanciata nel 2017, ha superato il miliardo di utenti mensili nel settembre del 2021, ma è meno analizzata, e più difficile da studiare, rispetto ai rivali attivi da più tempo.
Le difficoltà nelle analisi
La maggior parte dell’attività di studio delle dinamiche e dei lati negativi dei social media si è concentrata su Facebook e Twitter. Gli strumenti e le tecniche sviluppate per queste piattaforme hanno fatto luce sulla diffusione della disinformazione sulla pandemia di Covid-19, rivelando campagne di manipolazione online legate ai governi, come quelli di Russia, Cina e Messico. Meta e Twitter forniscono Api (application programming interfaces, delle interfacce che consentono ad applicazioni di comunicare tra loro, semplificando) per aiutare i ricercatori ad analizzare cosa circola sulle loro piattaforme.
TikTok, tuttavia, non fornisce Api di ricerca, complicando le indagini sul suo ruolo nella diffusione di informazioni accurate o meno sulla guerra in Ucraina, o su altri argomenti. E nonostante i ricercatori vorrebbero che Meta e Twitter fornissero un accesso più ampio a loro dati, queste piattaforme almeno offrono qualcosa, spiega Shelby Grossman, una ricercatrice che monitora i post filorussi sull’Ucraina presso lo Stanford Internet Observatory: “È difficile analizzare sistematicamente ciò che sta accadendo su TikTok“, dice Grossman. I ricercatori stanno anche cercando di monitorare i contenuti sull’Ucraina sull’app di messaggistica Telegram, un’altra piattaforma che non ha Api di ricerca ed è molto meno studiata rispetto alle reti statunitensi.
Il portavoce di TikTok, Favazza, sostiene che anche se attualmente la piattaforma non fornisce Api di ricerca, “sosteniamo fermamente la ricerca indipendente“, citando un programma che mette a disposizione di legislatori ed esperti informazioni sui problemi online riscontrati sui suoi sistemi di moderazione e raccomandazione. In passato TikTok ha affermato che la guerra in Ucraina ha spinto la società ad aumentare la moderazione e ad accelerare un progetto pilota che consente di etichettare gli account dei media controllati dallo stato, senza però specificare con esattezza come le sue operazioni sarebbero cambiate. Il 24 marzo, due moderatori di TikTok hanno intentato una causa contro la società adducendo danni psicologici causati dall'”esposizione a immagini altamente tossiche ed estremamente inquietanti”.
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www.wired.it
2022-03-29 17:00:00