Un gruppo di hacker vuole creare il sistema perfetto per proteggere i nostri dati
| Wired Italia

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Un gruppo di hacker vuole creare il sistema perfetto per proteggere i nostri dati
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Il celebre gruppo hacker Cult of the Dead Cow, passato alla storia per essere la più nota organizzazione cybercriminale negli anni ’90 – oltre che per aver dichiarato guerra alla chiesa di Scientology -, ora si è redento e sta lavorando allo sviluppo di un sistema che permetterà di creare app di messaggistica e social network in grado di proteggere i dati degli utenti. Negli ultimi tempi il gruppo ha sviluppato un codice chiamato Veilid (vay-lid), che può essere utilizzato da tutti quegli sviluppatori di app che sono disposti a rinunciare alle entrate dalla pubblicità personalizzata, prediligendo invece la privacy del loro pubblico. E, stando a quanto riferito dagli hacker, queste app passeranno l’una all’altra contenuti completamente crittografati utilizzando il protocollo di cui gli hacker sono proprietari.

Ed è proprio qui che risiede la vera sfida che dovrà affrontare il gruppo Cult of the Dead Cow, che dovrà trovare la leva giusta per convincere gli sviluppatori e gli ingegneri ad accettare di creare app compatibili con Veilid. Sebbene queste diano la possibilità di incassare dalla vendita di annunci, è abbastanza ovvio che i potenziali flussi di entrate siano limitati dall’impossibilità di raccogliere informazioni dettagliate per produrre annunci personalizzati per gli utenti delle applicazioni stesse. Nonostante questo, è abbastanza evidente che l’idea di un sistema che sia accorto nei confronti dei dati sensibili degli utenti non possa far altro che incontrare il consenso del pubblico, soprattutto in un momento in cui le piattaforme e i governi si stanno dimostrando più interessati ad accedere alle informazioni personali dei cittadini che a tenerli al sicuro dai malintenzionati.

È fantastico che le persone stiano sviluppando un framework di crittografia end-to-end per ogni cosa. Possiamo superare il modello di business della sorveglianza“, ha dichiarato al Washington Post Cindy Cohn, direttore esecutivo dell’organizzazione senza scopo di lucro Electronic Frontier Foundation. E quello che stupisce davvero è che uno strumento simile sia stato ideato dal gruppo di hacker più longevo e influente del nostro secolo. Promotori della parola hacktivism – che combina “hacking” e “attivismo” -, questi hacker vantano una conoscenza della sicurezza informatica senza pari, tanto da essere stati impiegati in alcune delle aziende più note e apprezzate del mondo tech. E ora, a distanza di decenni dalle loro attività più losche, eccoli creare un codice che davvero potrebbe cambiare per sempre i social (e non solo), consentendo agli utenti di comunicare senza che terze parti ne siano più consapevoli.



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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-08-03 15:43:39 ,

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