Un milione di firme a difesa del modello europeo di calcio, che non prevede la Superlega. È l’obiettivo dell’iniziativa, da oggi ai prossimi sei mesi, appena registrata dalla Commissione europea e avviata da un “gruppo di tifosi europei di calcio”. L’Uefa, nemica numero uno della Superlega, la guarda ovviamente con favore. Il titolo “Win it on the pitch”, vincere sul campo, è esplicito e fa seguito anche alla risoluzione Frankowski, dal nome dell’europarlamentare polacco, appunto l’ex calciatore Tomasz Frankowski, che l’ha presentata nello scorso ottobre al Parlamento di Strasburgo, ottenendone l’approvazione quasi plebiscitaria, e che ne ha illustrato il significato in un’intervista a Repubblica.
Un attacco diretto
Il documento di “Win it on the pitch” ricalca l’assunto di Frankowski e chiede nello specifico al Consiglio d’Europa di “proteggere il modello del calcio in Europa, riconoscere il valore sociale dello sport nella società europea, riconoscere la natura specifica dello sport nelle regole di concorrenza dell’Ue, rafforzare la visione dell’Ue e la politica a lungo termine sul futuro e la governance dello sport europeo”. I punti che riguardano la querelle sulla Superlega sono quelli “sul modello di sport in Europa basato su valori, solidarietà, sostenibilità e competizioni aperte, con principi popolari come il merito sportivo, la promozione e la retrocessione, la qualificazione in Europa attraverso i campionati nazionali e la solidarietà finanziaria”. L’attacco è diretto: “Questo modello e i suoi principi devono essere ulteriormente protetti a livello europeo per prevenire qualsiasi altro tentativo di fuga in stile Super League e proteggere i nostri club, le comunità e le competizioni da ostili e sconsiderate prospettive aziendali e finanziarie nello sport europeo da parte di organizzazioni private e fondi sovrani. Il fiasco della Super League ha dimostrato che lo sport europeo è sull’orlo della catastrofe. Decenni di cattiva gestione hanno lasciato innumerevoli club e competizioni vulnerabili ad acquisizioni predatorie da parte di individui e gruppi privati il cui unico obiettivo è fare soldi. Quando è troppo è troppo. Va scoraggiata ogni ulteriore fuga in avanti”.
Una campagna sprint
Trapela da Nyon la fiducia nel rapido raggiungimento del milione di firme. La Commissione europea ha intanto ritenuto l’iniziativa “giuridicamente ammissibile, ma in questa fase non ne ha ancora analizzato il merito”. A partire da oggi, data di registrazione dell’iniziativa, gli organizzatori hanno sei mesi per avviare la raccolta delle firme. Se entro un anno l’iniziativa porterà ad almeno un milione di dichiarazioni di sostegno in almeno sette Stati membri, la Commissione dovrà decidere se dare o meno seguito alla richiesta, giustificando la decisione, secondo la prassi del trattato di Lisbona, che prevede la raccolta di firme come strumento per dare modo ai cittadini di influire sul programma di lavoro della Commissione: una volta registrata ufficialmente, un’iniziativa consente a un milione di cittadini provenienti da almeno sette Stati membri di invitare la Commissione europea a proporre atti legislativi nei settori di sua competenza. Per essere ammissibile, l’azione proposta deve obbedire a tre requisiti: non può esulare manifestamente dalla competenza della Commissione di presentare una proposta di atto giuridico, non può essere manifestamente ingiuriosa, futile o vessatoria e non può essere manifestamente contraria ai valori dell’Unione. Sono state finora 111 le richieste di registrazione, di cui 87 ammissibili e quindi registrate.