Author: Paola Di Caro
Data : 2023-01-03 20:52:52
Dominio: www.corriere.it
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Il ministro per gli Affari regionali: «Sull’Autonomia ho ragionato non da bergamasco, ma con la testa al Sud»
Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, la accusano di voler «spaccare l’Italia» con la sua riforma per l’autonomia regionale. Nord contro Sud, Lega che vuole piantare la sua bandiera e Meloni preoccupata, opposizioni sul piede di guerra, governatori in subbuglio. Come si difende?
«Io veramente tra un po’ passo alle denunce».
Addirittura.
«Nessuno può azzardarsi di accusarmi di tradire la Costituzione sulla quale ho giurato, spaccare il Paese lo sarebbe. E allora o qualcuno mi trova un articolo, un comma, una riga nel mio testo di riforma dove emerge che il Sud viene danneggiato, o deve tacere. Le dico di più».
Cosa?
«Tradendo le mie origini bergamasche e lombarde, dopo aver sentito i presidenti Zaia e Fontana, mi sono messo a ragionare con la testa dall’altra parte. Del Sud. Perché sono convinto di una cosa: l’Italia è un treno dove ogni vagone deve trasportare con la stessa capacità i passeggeri, e se alcuni vagoni diventano un peso, deraglia. Se si rafforza solo il Nord e non si aiuta il Sud a crescere, è finita. Ed è giusto che nel momento in cui abbiamo deciso di garantire i diritti civili e sociali a tutto il territorio sia il Nord il primo a metterci la faccia. Il mio spirito è questo».
Ma nel Pd contestano, c’è chi lamenta che la riforma non è ancora passata al vaglio della conferenza Stato-Regioni.
«Sul Pd aspettiamo che facciano il loro congresso, adesso vedo troppa propaganda. Bonaccini contesta che anche istruzione e sanità possano essere materie oggetto del passaggio di competenze tra Stato e Regioni quando, nel 2018, le chiedeva per la sua Emilia-Romagna. Sul confronto, io ho avuto una interlocuzione continua e diretta con ogni governatore, ho partecipato a due conferenze, ho atteso il loro decalogo, ne ho tenuto conto. Ora ho trasmesso un testo al Cdm per l’approvazione preliminare, poi dovrà essere varato. Non è un decreto, ci vorrà almeno un anno prima di definire i Lep, poi ci saranno le leggi attuative. Prima del 2024 almeno non cambierà il mondo».
La accusano anche di non aver previsto un fondo perequativo per le Regioni meno ricche.
«O non leggono i testi o non li capiscono. Il fondo speciale prevede un intervento sia sul fondo perequativo sia a livello di interventi straordinari, destinati non solo a chi chiede l’autonomia differenziata, ma anche a chi non la chiede».
Però ci sono dubbi anche nello stesso governo e, sembra, un freno da parte di Meloni.
«Chi scrive o racconta queste cose ha bevuto troppo spumante a Capodanno. Ma quali problemi? Il ministro Lollobrigida stesso ha appena detto su di me che è “dovere” di un ministro agire velocemente e concretamente».
FdI comunque vuole accompagnare l’autonomia con il presidenzialismo. Siete favorevoli?
«Va benissimo, però è un fatto che sono percorsi diversi, perché l’autonomia prevede la legge ordinaria, il presidenzialismo una riforma costituzionale. Entrambe servono al Paese. E non escludo che anche il presidenzialismo potrebbe essere delineato per il 2024».
Con una Bicamerale?
«Io non credo molto nello strumento, perché finora non ha funzionato, e se interpreto bene le parole del capo dello Stato mi pare che anche per lui la procedura del 138 sia più aderente alla Costituzione. Comunque se si pensa ad una Bicamerale con poteri speciali prima verificherei bene le intenzioni dell’opposizione, almeno del Pd visto che su M5S e Sinistra non conto molto. Altrimenti meglio la procedura con l’articolo 138».
Sincero: quanto serve l’approvazione dell’autonomia ad una Lega in evidente difficoltà politica?
«Guardi, i sondaggi oggi ci danno attorno al 9%. Io ho continuato a lavorare a testa bassa per la Lega anche quando eravamo al 3,9% perché non credo che si guadagni nulla rincorrendo qualcosa, ma facendo le cose che servono. Quindi se l’obiettivo di qualcuno fosse di tipo elettoralistico, non conti su di me».
Intanto si parla di partito unico del centrodestra: le piacerebbe?
«Ogni inizio d’anno, senza altri argomenti, ecco uscire fuori quello del partito unico. Ma se le prossime elezioni che contano sono le Europee del 2024, con il proporzionale, come si può pensare che i partiti si uniscano in un partito solo? Che senso avrebbe? Anche perché è quasi una legge: se si valorizzano le differenze, si ottengono più voti che se si mette tutto insieme. E io non sono masochista».
3 gennaio 2023 (modifica il 3 gennaio 2023 | 23:22)
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