Un errore interpretare le parole del ministro degli Esteri Tajani su Israele come una fuga in avanti. Si intuisce un raccordo stretto con Palazzo Chigi e Stati Uniti esasperati dall’atteggiamento del premier israeliano Benjamin Netanyahu
Sarebbe un errore interpretare la durezza delle parole del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come un’iniziativa personale o una fuga in avanti. L’attacco ai terroristi di Hamas, definiti «la nuova Gestapo, se non peggio», è il tentativo di riequilibrare una narrativa che nelle ultime settimane si è sbilanciata a causa della reazione militare israeliana. E aggiungere che «Israele sbaglia nell’offensiva sproporzionata contro i civili», non significa far mancare la solidarietà dell’Italia. Semmai, è un modo per fare presenti contraccolpi negativi già vistosi.
Si intuisce un raccordo stretto con Palazzo Chigi e Stati Uniti esasperati dall’atteggiamento del premier israeliano Benjamin Netanyahu: un approccio che sta appannando le responsabilità della carneficina del 7 ottobre perpetrata da Hamas. Il tentativo di dialogo fatto ieri dalla premier Giorgia Meloni e dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, riflette l’esigenza di trovare una posizione comune. E averla raggiunta in Parlamento su una richiesta di «cessate il fuoco» tiene a bada le sacche anti-ebraiche e anti-Usa, e tende una mano al fronte pro-Israele.
Fa riaffiorare, dopo mesi, una linea di politica estera…
Author: Massimo Franco
Data : 2024-02-13 21:14:50
Dominio: www.corriere.it
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