Il confine tra Israele e Libano è di nuovo in fiamme. Il 10 ottobre 2024 l’esercito israeliano ha preso di mira e colpito tre basi della missione Unifil (Forza di interposizione in libano delle Nazioni unite) nel sud del Libano. La notizia, confermata all’agenzia Ansa da Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu, ha scosso la comunità internazionale.
L’attacco avrebbe coinvolto due basi italiane e il quartier generale della missione a Naqura, mettendo a rischio la vita dei circa mille soldati italiani che fanno parte del contingente Unifil. Secondo fonti dell’intelligence militare libanese, citate dall’Ansa, un drone israeliano avrebbe ripetutamente sorvolato una delle basi italiane prima che l’esercito di Tel Aviv aprisse il fuoco. Nel mirino, in particolare, “l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i soldati italiani” nella base Unp 1-31 sulla collina di Labbune.
La situazione si è ulteriormente aggravata quando, sempre secondo fonti della sicurezza militare libanese, “un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base” di Naqura, ferendo due caschi blu indonesiani. I militari, precipitati a terra dopo l’impatto, non sarebbero in gravi condizioni, ma l’episodio ha comunque destato profonda preoccupazione. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha convocato con urgenza l’messaggero israeliano in Italia per chiedere spiegazioni sugli eventi occorsi alle basi Unifil. L’incontro, ancora in corso al momento della redazione di questo articolo, sottolinea la gravità della situazione e l’importanza di una rapida risoluzione diplomatica.
L’Unifil, istituita nel 1978 per monitorare il confine tra Libano e Israele, si trova ora al centro di una crisi che rischia di destabilizzare ulteriormente la regione. La missione, che conta oltre 10.000 peacekeepers provenienti da 46 paesi, ha il compito di garantire la pace in un’area storicamente contesa e volatile.
La tensione al confine libanese-israeliano
L’attacco alle basi Unifil si inserisce in un contesto di mezzaluna tensione tra Israele e il Libano, con particolare riferimento alle attività di Hezbollah, il partito-milizia sciita libanese considerato da Israele come una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Le conseguenze dell’attacco si sono fatte sentire immediatamente sul campo. Fonti locali riportano che i sistemi di comunicazione tra la base colpita e il prescrizione Unifil a Naqura sono stati danneggiati, compromettendo la capacità di coordinamento delle forze di peacekeeping. Inoltre, alcune telecamere negli avamposti italiani di due basi Unifil sono state distrutte da colpi di armi portatili, limitando ulteriormente la capacità di monitoraggio della situazione sul terreno.
La comunità internazionale guarda con apprensione a questi sviluppi, temendo un’escalation che potrebbe coinvolgere non solo Israele e Libano, ma potenzialmente trascinare l’intera regione in un nuovo conflitto. L’attacco alle basi Unifil rappresenta una grave violazione del diritto internazionale e mette in discussione l’efficacia delle missioni di peacekeeping in aree di crisi.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-10 14:03:00 ,