Joe Biden delinea la nuova politica estera americana nel dopo Trump. Mano tesa agli alleati, a partire dalla Germania, e linea dura contro i regimi autoritari, come Russia e Cina: «Non subiremo più azioni ostili ma reagiremo» dice il presidente e chiede che Navalny sia rilasciato.
Gli Stati Uniti non sosterranno più le offensive della coalizione a guida saudita nello Yemen. E si preparano a rientrare negli accordi Onu sul nucleare sull’Iran e a togliere le sanzioni unilaterali.
Le prime mosse di politica estera
Sono le principali mosse annunciate al Dipartimento di Stato, nella sua prima visita ad un ministero (insieme alla vice Kamala Harris) e nel suo primo discorso sulla politica estera da quando si è insediato. Un intervento che suggella la fine dell’America first di Donald Trump e la rinnovata adesione al multilateralismo.
«La diplomazia e l’America sono tornate», ha avvisato prima di tracciare la sua visione degli Stati Uniti nel mondo. «È arrivato il momento di fronteggiare gli autoritarismi di Cina e Russia», ha esordito, mettendo nel mirino in particolare Vladimir Putin: «Sono finiti i tempi in cui subivamo le azioni ostili di Mosca, a differenza del mio predecessore ora non esiteremo ad alzare il prezzo», ha ammonito, chiedendo poi la liberazione immediata e senza condizioni di Alexey Navalny.
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Sanzioni nell’aria per la Russia
Nonostante il rinnovo per altri cinque anni del New Start, l’ultimo trattato con la Russia per il controllo degli arsenali nucleari, tira aria di sanzioni: non solo per l’oppositore russo ma anche per le interferenze nelle elezioni, i cyber attacchi e le presunte taglie sull’uccisione di soldati americani in Afghanistan.
Stop al sostegno Usa alla guerra in Yemen
Ma la mossa più clamorosa è lo stop del sostegno americano alla guerra saudita in Yemen, che ha causato uno delle peggiori crisi umanitarie del mondo, con la morte di migliaia di civili. «Questa guerra deve finire», ha detto Biden, annunciando anche la nomina di un nuovo inviato Usa per lo Yemen, Timothy Lenderking. Una decisione che rimette in discussione i rapporti con Riad.
Ritiro soldati dalla Germania e possibili sanzioni alla Birmania
Il Pentagono avvia una revisione completa dell’impegno militare nel mondo, e questo include il congelamento del ritiro di 9.500 uomini dalla Germania. Il presidente ha infatti ribaltato la decisione di Trump di spostare parte dei soldati Usa in Germania, annunciando inoltre una rivalutazione del Pentagono della presenza delle truppe americane in tutto il mondo.
Infine la minaccia di sanzioni alla Birmania dopo il colpo di stato e l’aumento del numero di rifugiati in Usa sino a 125mila, contro i 15mila di quest’anno, dopo le drastiche riduzioni di Trump.