La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che affronterà un caso «storico» per determinare se Donald Trump possa candidarsi alla presidenza nel 2024. I giudici hanno deciso di accogliere l’appello del tycoon contro la decisione del Colorado di rimuoverlo dal voto del 2024 in quello Stato.
La controversia sarà discussa a febbraio e la sentenza si applicherà su scala federale. Le cause intentate in diversi Stati puntano a squalificare Trump, sostenendo che ha partecipato a un’insurrezione durante i cosiddetti fatti di Capitol Hill: l’assalto dei suoi supporters al Campidoglio di tre anni fa. Le azioni legali vertono su come -e se – un emendamento costituzionale dell’epoca della Guerra Civile renda Trump ineleggibile come candidato.
Il voto per la «sopravvivenza della democrazia»
La corsa di Donald Trump per un secondo mandato alla Casa Bianca rappresenta una «grave minaccia» per il Paese. Lo ha dichiarato il presidente in carica degli Usa, Joe Biden, alla vigilia del terzo anniversario dell’assalto a Capitol Hill: la sommossa del Campidoglio ordita dai sostenitori del tycoon, ora in lizza per le presidenziali del 2024.
Parlando vicino a Valley Forge, in Pennsylvania, Biden ha dichiarato che il 6 gennaio 2021 ha segnato un momento in cui «abbiamo quasi perso l’America, abbiamo perso tutto». La stessa corsa alla Casa Bianca, ha sottolineato Biden, è «tutta incentrata» sulla sopravvivenza della democrazia americana e l’incognita di un ritorno sulla scena di un Trump sempre più egemone fra le file dei Repubblicani.
Il discorso, il primo intervento politico nell’anno del voto, accentua il peso delle urne del prossimo novembre e la polarizzazione attesa negli Usa. Biden, rientrato in politica perché si sentiva il più adatto a sconfiggere Trump nel 2020, ritiene che il taso della «difesa della democrazia» sia il più sensibile in vista dello scontro elettorale.