Lungi dalla fantascienza, l’ambizione traduce una strategia aziendale dettagliata, come dimostrano le missioni, ancora senza una data di lancio ufficiale, difficilmente annunciate. Sono parte del programma “Private Astronaut Mission”, con cui la Nasa vuole promuovere lo sviluppo di un’economia spaziale in orbita terrestre bassa. “Costruire un avamposto che riproduca artificialmente la gravità richiederà dieci o vent’anni, nonché una quantità di denaro di cui adesso non disponiamo – ammette Haot – tuttavia, per vincere l’appalto più importante nel mercato delle stazioni spaziali, vale a dire la sostituzione della Iss, con le risorse del nostro ideatore – un scontro da un miliardo di dollari, ndr – nel 2025 lanceremo quattro persone su una Dragon. Rimarranno a bordo di Haven-1 per due settimane, quindi torneranno in sicurezza, dimostrando alla Nasa la nostra capacità prima di qualsiasi concorrente”.
Le intenzioni di Haot non potrebbero essere più esplicite: con una sovvenzione iniziale di 415 milioni di dollari, nel 2021 la Nasa ha infatti inaugurato il programma Cld, o “Commercial Low Earth Orbit Destinations”, per supportare lo sviluppo di stazioni private in orbita bassa e mantenere una permanenza umana stabile nello spazio. Allocati su tre progetti diversi, dopo la rinuncia di Northrop Grumman a svilupparne uno, la Nasa ha concentrato i fondi sui due sopravvissuti: Starlab, di Voyager Space e Nanoracks, e Orbital Reef, della Blue Origin di Jeff Bezos. Al momento priva di contratti con l’agenzia spaziale statunitense, Vast Space punta a superare i concorrenti proponendosi alla Nasa, che nella seconda metà del 2026 dovrà scegliere quale stazione realizzare, come l’unico interlocutore con un precedente concreto.
È esattamente ciò che ha fatto con i suoi Falcon 9 riutilizzabili SpaceX, un parallelo non casuale, visto che dall’azienda di Elon Musk Vast Space non solo ha attinto una parte dei suoi dipendenti e il design di equipaggiamenti e mezzi, ma anche l’approccio al mercato: farsi trovare pronti prima di chiunque altro grazie a tecnologie e processi già qualificati e validati in orbita. “Siamo in ritardo – conferma Haot – che cosa possiamo fare per vincere? La nostra risposta, nella seconda metà del 2025, sarà il lancio di Haven-1”.