Nella giornata di ieri, martedì 14 dicembre, si è svolta una nuova udienza preliminare del processo in Vaticano che vede coinvolti tra gli altri l’ex Sostituto agli Affari Generali della Segreteria di Stato, Angelo Becciu che insieme a dieci imputati si dividono i capi di imputazione di appropriazione indebita, abuso d’ufficio, frode e riciclaggio. Nelle scorse settimane le difese avevano sollevato numerose criticità nei confronti dei Promotori di giustizia, tra cui gli errori procedurali che riguardavano la deposizione delle testimonianze del super teste Monsignor Alberto Perlasca (che non erano state rese disponibili contestualmente al rilascio degli atti) e le modalità di formulazione delle accuse e di rinvio a giudizio.
Il Presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, nell’udienza ha comunicato alle difese di aver dato mandato agli uffici per la trascrizione delle testimonianze di Perlasca, non pronunciandosi ancora in merito alle parti omesse che riguarderebbero altri procedimenti penali collegati di cui sono ancora in corso le inchieste. Su questo si dovrebbe giungere un pronunciamento definitivo nell’udienza del prossimo 25 gennaio, tecnicamente l’ultima prima dell’inizio del dibattimento vero e proprio infatti sempre per gennaio sono stati fissati i termini per la riformulazione dei rinvii a giudizio per quattro imputati e l’accoglimento delle rituali deposizioni (ad oggi ne è stata raccolta solamente una).
La macchina giudiziaria della Santa Sede sta quindi uscendo dalle secche procedurali che hanno contraddistinto le prime udienze, complice un panorama normativo nuovo e un processo inedito per le stanze vaticane, su cui hanno giocato in questa prima parte le difese degli imputati. Ma l’atteggiamento di cautela e la convinzione della necessità di un giusto processo da parte sia della parte inquirente che di quella giudicante hanno evitato una Caporetto del dibattimento che avrebbe vanificato anni di inchieste e di collaborazione giudiziaria internazionale. Un colpo a una strategia anche comunicativa che ha visto anche il fiorire di cause civili con richieste economiche stratosferiche da parte dell’ex porporato e dei famigliari coinvolti nelle indagini contro quei soggetti che hanno testimoniato contro di lui o che hanno scritto delle indagini a suo carico (come il caso dell’Espresso). Anche qui è giunta una brutta notizia per il prelato di Pattada, il tribunale civile di Como, ha infatti respinto la sua richiesta di risarcimento formulata contro Monsignor Alberto Perlasca.
Becciu aveva chiesto al suo ex collaboratore 500 mila euro come risarcimento per i danni di immagine e di salute in seguito alle rivelazioni che Perlasca ha reso alle autorità vaticane sugli affari illeciti consumati durante gli anni che hanno portato, in ultima istanza al buco di 400 milioni di euro per l’acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra. Il giudice Lorenzo Azzi ha determinato che da parte di Perlasca “non esiste nessun comportamento lesivo nei confronti di Becciu e che le pretese di danno mancano del tutto di una quantificazione oggettiva, seppur approssimativa”. In sostanza secondo la seconda sezione civile del Tribunale di Como, la rivelazione di condotte inappropriate e la deposizione delle stesse presso i promotori di giustizia non sono lesive della reputazione di Becciu ma fanno parte di un azione processuale legittima tesa ad identificare le condotte irregolari dei suoi uffici.
In attesa che il dibattimento Vaticano continui, negli altri Paesi coinvolti (Svizzera, Usa e Regno Unito) continuano le indagini sui molteplici attori coinvolti nelle trame economiche della Segreteria di Stato. E c’è l’impressione che i vari dibattimenti possano a un certo punto sommarsi.
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di Massimiliano Coccia
espresso.repubblica.it
2021-12-15 12:09:00 ,