Venere, il pianeta più vicino a noi, quello che viene descritto come il “gemello cattivo” della Terra, potrebbe essere stato così infernale fin dalla nascita e non aver mai ospitato la vita per come la conosciamo. Gli ultimi risultati di una studio sulla composizione atmosferica, condotta da un team di Cambridge e pubblicata su Nature Astronomy, sostengono, infatti, l’ipotesi che Venere non abbia mai avuto oceani di acqua liquida: anche all’interno è tutto asciutto.
Cosa sappiamo di Venere
Venere è il secondo pianeta più vicino al Sole del nostro sistema. È anche quello più vicino alla Terra e che più le somiglia per dimensioni, massa, densità e composizione minerale. Ci sono però anche parecchie differenze col nostro pianeta: Venere oggi è un inferno, con una temperatura media che si aggira attorno ai 500°C , una pressione atmosferica a livello del mare che è 92 volte quella della Terra e soffocanti nubi di anidride carbonica e di acido solforico.
Per queste sue caratteristiche e per il fatto di essere al limite della zona abitabile del Sistema solare molti ritengono che sia possibile che Venere nella prima parte della sua storia (il pianeta ha circa 4,6 miliardi di anni) le temperature fossero abbastanza miti da consentire la presenza oceani di acqua liquida e che quindi ci fossero i requisiti per ospitare la vita per come la conosciamo. Solo che poi qualcosa è andato storto e il pianeta è andato incontro a un drammatico effetto serra, dovuto all’intensa attività vulcanica, che lo ha reso quello che è oggi.
Non tutti, però, la pensano così. C’è anche la possibilità che Venere sia nato infernale e non ci sia mai stato modo perché l’acqua potesse condensarsi in superficie.
“Entrambe queste teorie – spiega Tereza Constantinou, autrice principale della studio – si basano su modelli climatici, ma noi volevamo adottare un approccio diverso basato sulle osservazioni dell’attuale chimica atmosferica di Venere”.
Un pianeta secco
I ricercatori spiegano che l’atmosfera di Venere è stabile e perché si mantenga tale è necessario che le sostanze che si consumano vengano rimpiazzate da quelle provenienti dall’interno del pianeta, attraverso l’attività vulcanica.
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di Mara Magistroni www.wired.it 2024-12-03 15:53:00 ,