Flavio Tosi le aveva montate, Damiano Tommasi le smonta. La sfida tra destra e sinistra a Verona passa anche dalle panchine anti-bivacco. Esempio più comune della cosiddetta “architettura ostile”, ovvero quella forma di progettazione dell’arredo urbano che finisce per prendersela con poveri e clochard ideando soluzioni che li allontanino da parchi, marciapiedi, palazzi, le panchine con bracciolo centrale erano state posizionate in diversi punti della città dall’ex sindaco leghista 15 anni fa per evitare che vi dormissero i senzatetto.
Ora l’assessorato all’Arredo Urbano, guidato da Federico Benini, sotto la giunta Tommasi ha iniziato a rimuovere i divisori per “restituire alle panchine il loro aspetto originario, nonché la loro finalità sociale”. “Crediamo – ha spiegato in un post l’assessore – che l’inclusività passi anche attraverso l’arredo urbano, con le aree pubbliche dotate di strutture che oltre a garantire il ristoro favoriscono anche la socializzazione”.
Tosi, che già all’epoca aveva spiegato come “le panchine” servissero “agli anziani, alle mamme e ai bambini, e non sono letti di fortuna”, ha replicato sui social: “Toh le anime belle della sinistra tolgono i braccioli anti-bivacco dalle panchine. Togliere i braccioli dalle panchine non è inclusione, non è umanità. Umanità è dare strutture accoglienti ai meno fortunati, non lasciare sbandati sulle strade. La città è un concentrato di accattoni molesti ovunque, sporcizia e degrado dilagante”.
Per la Ronda della Carità di Verona, organizzazione di volontariato che si occupa degli ultimi, però “la rimozione dei braccioli anti-bivacco è un gesto che ha un grande significato”.
Ed è solo l’ultimo atto della disfida delle panchine a Verona. Pochi giorni fa la giunta Tommasi, sempre su spinta di Benini ispirato da un Comune toscano, aveva installato cinque panchine sperimentali “col buco”, una rientranza centrale immaginata per far accomodare in mezzo alle sedute le carrozzine dei disabili o i passeggini dei neonati.
L’iniziativa delle panchine inclusive non era piaciuta a tutti, anzi sui social c’era stato chi aveva sottolineato l’anomalia di sedute pubbliche pensate per tutti che però, per la loro stessa struttura, rischiavano di diventare l’esempio estremo delle politiche anti-bivacco. “È solo un esperimento” si era difeso Benini, annunciando poi l’eliminazione di tutte le panchine anti-clochard che hanno resistito per quindici anni.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-12-03 21:00:14 ,www.repubblica.it