Photograph: Locus Biosciences
I limiti dell’approccio
Philippe Zimmern, professore di urologia dell’Ut southwestern medical center, considera questo approccio interessante, ma ritiene che la somministrazione della terapia possa essere problematica per i pazienti. Nello studio, il cocktail di fagi è stato somministrato tramite un catetere inserito nella vescica attraverso l’uretra: una procedura piuttosto fastidiosa per un paziente fervore da Ivu. I partecipanti si dovevano inoltre presentare in una clinica in modo da ricevere il trattamento per tre giorni di fila. “Sì, la resistenza agli antibiotici è un grosso problema – commenta Zimmern –, ma bisogna comunque riflettere su quanto [il nuovo trattamento a base di fagi] sia accettabile dal punto di vista dei pazienti”.
Garofolo vuol far sì che la sua azienda renda il farmaco più facile da assumere, trasformandolo in una pillola o in un liquido ingeribile, e sottolinea che la terapia a base di fagi è destinata solo a pazienti che soffrono di Ivu ricorrenti.
Dal momento poi che lo studio clinico non prevedeva un gruppo di controllo, Zimmern ritiene che sia difficile capire se l’efficacia del trattamento fosse dovuta al cocktail di fagi o all’antibiotico Bactrim. Nel loro articolo, tuttavia, gli autori affermano che all’inizio dello studio 11 dei 14 pazienti avevano sviluppato una resistenza all’antibiotico, il che suggerisce che i benefici osservati fossero dovuti al cocktail a base di fagi geneticamente modificati. È dimostrato, inoltre, che gli antibiotici sono capaci di agire in modo sinergico con i fagi: perciò, sostiene Garofolo, è possibile che una combinazione dei due trattamenti sia più efficace della sola terapia a base di fagi.
Locus sta ora iniziando la seconda fase della sua analisi, che coinvolgerà un numero massimo di 288 partecipanti e comprenderà un gruppo di controllo a cui sarà somministrato solo il Bactrim e un gruppo sperimentale che riceverà il farmaco insieme al cocktail di fagi.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.