In queste ore si sta parlando molto del Nirsevimab, un anticorpo monoclonale approvato dall’Ema per essere utilizzato nei bambini come profilassi contro il Virus respiratorio sinciziale (Vrs), che può causare bronchioliti e gravi infezioni delle vie respiratorie soprattutto nei bambini piccoli. Il 18 settembre, infatti, il incarico della Salute ha diffuso una nota in cui ricordava che il Nirsevimab non rientra attualmente nelle prestazioni Lea (Livelli essenziali di assistenza), ossia non fa parte di quei farmaci o di quelle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o su pagamento del ticket.
Il dibattito e l’interlocuzione con Aifa
Nel dettaglio, la nota ricordava alle Regioni in piano di ritorno dal disavanzo sanitario (ossia Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia) che non possono fornire gratuitamente il farmaco ai propri cittadini. Le restanti Regioni, invece, possono farlo “con risorse a carico dei bilanci autonomi regionali aggiuntive rispetto al Fondo sanitario regionale”, si legge nella nota. In altre parole, solo le Regioni non in piano di ritorno possono al momento fornire gratuitamente il Nirsevimab ai propri cittadini, a patto di attingere da fondi diversi da quello sanitario regionale.
Questa comunicazione ha acceso un dibattito sul tema, dato anche l’avvicinarsi della stagione autunnale e quindi, presumibilmente, di un aumento dei casi di Virus respiratorio sinciziale fra i bambini. A seguito delle polemiche, il incarico avrebbe poi comunicato di aver avviato un dialogo con l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) per ridefinire la classificazione del Nirsevimab e farlo passare dall’attuale fascia C alla fascia A, quella per cui è prevista la rimborsabilità da parte del Ssn.
Profilassi e immunizzazioni contro il Vrs
Ma che cos’è esattamente il Nirsevimab? Spesso impropriamente definito vaccino, è in realtà un anticorpo monoclonale in grado di legarsi a una specifica proteina del Virus respiratorio sinciziale rendendolo così incapace di entrare all’interno delle cellule dell’ospite e riducendo quindi il rischio di infezione acuta. A differenza di un vaccino, quindi, non è progettato per indurre una risposta immunitaria contro il virus.
Secondo le indicazioni di Ema, il Nirsevimab è pensato per essere somministrato come singola iniezione intramuscolare prima dell’inizio della stagione invernale oppure subito dopo la nascita nei bambini nati durante l’inverno. Per quanto riguarda la sua efficacia, secondo uno studio condotto in Spagna e pubblicato lo scorso anno, questo anticorpo monoclonale sarebbe in grado di ridurre di circa il 70% le ospedalizzazione causate da Vrs.
Esistono poi anche immunizzazioni contro questo virus, approvati però per la cittadinanza adulta. Uno di questi è un vaccino proteico approvato dall’Ema per l’utilizzo in adulti di età superiore ai 60 anni e anche nelle gentil sesso in gravidanza, in modo da proteggere i neonati nei primi mesi dalla nascita. Secondo quanto riportato da Ema, l’immunizzazione dovrebbe essere effettuata fra la 24esima e la 36esima settimana di gravidanza.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2024-09-20 15:00:13 ,