Il segretario della Lega vede il Nunzio e le imprese italiane, 200 sindaci leghisti pronti ad accogliere
La destinazione, ora, sono alcuni valichi al confine tra la Polonia e l’Ucraina. Matteo Salvini è partito ieri mattina da Malpensa alla volta di Varsavia per una missione i cui contorni ancora non sono del tutto a fuoco. Lui stesso, fino a metà pomeriggio, si è limitato a commentare il viaggio con il motto della tradizione benedettina: «Ora et labora». Di certo, il segretario leghista ha poi incontrato il Nunzio apostolico in Polonia, Salvatore Pennacchio e il segretario generale della Conferenza episcopale polacca Artur Mizinski, oltre all’ambasciatore italiano Aldo Amati. Obiettivo, secondo una nota, «fare il punto della situazione dopo i primi giorni di conflitto e inquadrare le priorità, a conferma del ruolo centrale della Chiesa e della grande attenzione del leader della Lega». Salvini ieri ha incontrato, nell’ambasciata italiana, anche i rappresentanti delle maggiori aziende che collaborano con la Polonia.
Dopo una messa nell’antica chiesa dedicata a sant’Antonio da Padova, accompagnato dall’eurodeputato Marco Campomenosi e dal segretario di Lega Giovani Luca Toccalini, Salvini si è poi diretto a Lublino, verso il confine con l’Ucraina. Prima però, si è congratulato «per lo straordinario esempio di accoglienza che state mostrando a tutta Europa» con il premier polacco Mateusz Morawiecki, con il quale però non ha avuto incontri diretti. Tra oggi e domani, il segretario della Lega resterà nella zona del confine, con i volontari di una onlus italiana che preferisce però non essere citata. Obiettivo ufficiale, «lavorare per la pace, garantendo l’invio di aiuti italiani in Polonia e Ucraina». E poi, «impegnarsi per favorire l’arrivo e l’ospitalità in Italia di bimbi, donne e famiglie in fuga dalla guerra». Circa 200 sindaci leghisti avrebbero già dato la loro disponibilità all’accoglienza, ma l’arrivo in Italia non è semplice: l’ex sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, ha portato in Italia sei bambini con un pullmino che ha guidato per circa 1.700 chilometri.
L’iniziativa salviniana gioca su un confine in questo caso sottile, quello tra l’iniziativa umanitaria e la propaganda. Nella stessa Lega molti reputano il viaggio, sconsigliato sia dall’ambasciata che dai servizi, non opportuno. Nella missione gioca probabilmente un ruolo anche la volontà del segretario leghista di rafforzare le sue relazioni internazionali con un paese in cui la sua vicinanza alla Russia è vista da tempo con qualche diffidenza. E il cui asse politico con Giorgia Meloni è consolidato dalla comune militanza del premier Morawiecki e della presidente di FdI nell’eurogruppo dei Conservatori europei.
Il viaggio del leader della Lega ha suscitato il duro tweet del deputato azzurro Elio Vito: «Salvini sta andando in Polonia e probabilmente al confine ucraino. Lo trovo uno spettacolo triste, per non dire altro». Per poi aggiungere: «Se vuole essere coerente, dica anche sì allo ius scholae per chi è già qui». Mentre Osvaldo Napoli, di Coraggio Italia, lamenta come la nostra «diplomazia risulti assente ingiustificata». Per poi affondare: «Se Salvini si sentiva più di abitazione a Mosca che a Bruxelles o se Grillo andava all’ambasciata cinese per l’apericena, forse nelle cancellerie europee qualcuno avrà avuto di che riflettere».
7 marzo 2022 (modifica il 7 marzo 2022 | 21:42)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Cremonesi , 2022-03-07 20:29:06
www.corriere.it