Ogni ambito ha i suoi sequel e i suoi franchise, anche l’animazione in plastilina della Aardman. Wallace & Gromit sono, a loro modo, un franchise. Sono nati con una serie di cortometraggi molto fortunati, amati e trasmessi. Successivamente, sono diventati serie tv e film, con anche lo spin-off Shaun – Vita da pecora, e adesso, circa trent’anni dopo il loro corto più apprezzato, I pantaloni sbagliati, Wallace & Gromit: le piume della vendetta (su Netflix da oggi), che è il suo sequel. Non è, insomma, esagerato diverso da ciò che è successo a Ghostbusters o Top Gun. Il problema è che, nonostante sia ancora vivo e attivo Nick Park (la mente dietro tutto questo), esagerato è cambiato per poter pensare di essere ancora in quel mondo.
I pantaloni sbagliati è un capolavoro. Sono 30 minuti di animazione in stop motion creati nel 1993, che hanno vinto diversi premi (incluso l’Oscar per il miglior corto animato) e dimostrano di saper fare un uso sopraffino dei generi americani classici (il film di rapina, quello d’azione e il noir), rimescolandoli per creare qualcosa che è al tempo stesso serio e umoristico, bambinesco ma cinematograficamente impeccabile. È l’inizio della fase migliore della Aardman, culminata meno di dieci anni dopo con il lungometraggio Galline in fuga. Da lì in poi molto è cambiato, e la Aardman non ha saputo evolversi, creare un pubblico o anche solo continuare a soddisfare il proprio. Ha cambiato umorismo, toni e, alla fine, anche animazione, sempre meno in stop motion, sempre più sostenuta dalla computer grafica. Ora Le piume della vendetta è il punto di arrivo dello sfruttamento di questa proprietà intellettuale, la proverbiale fotocopia di una fotocopia di una fotocopia, in cui non si legge più niente.