Nel 2023 sono già 4 le persone decedute in Italia a causa delle conseguenze della West Nile, ossia la malattia causata dal West Nile virus (Wnv) che è ormai da qualche anno endemico in tutta l’Europa meridionale, orientale e occidentale, incluso il nostro paese. Oltre al recentissimo caso di un 82enne di Novara, le altre tre vittime sono state registrate tra Emilia-Romagna e Lombardia, le regioni che per varie ragioni risultano essere ogni anno le più esposte all’infezione.
Il nuovo bollettino redatto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) e diramato il 17 agosto (è il nono di quest’anno) riporta 94 casi di infezione da West Nile virus confermati in Italia dall’inizio di maggio, di cui 52 in forma neuro-invasiva e solo uno importato dall’estero. In particolare, i casi sono 39 in più rispetto al bollettino della settimana precedente, segnando dunque una significativa impennata. Insieme a Emilia-Romagna e Lombardia, le regioni più colpite sono risultate essere Piemonte, Veneto, Sardegna, Puglia, Sicilia e Friuli-Venezia-Giulia.
Cosa sappiamo:
- Il virus West Nile: un riepilogo
- Il confronto con l’anno scorso
- Le possibili strategie di prevenzione
Il virus West Nile: un riepilogo
Il virus West Nile non si trasmette da persona a persona tramite contatto diretto con chi è infetto, ma il principale mezzo di trasmissione agli esseri umani sono punture di alcuni insetti. I vettori principali sono gli uccelli selvatici e le zanzare, più frequentemente quelle del genere Culex. Dopo il contagio, il periodo di incubazione varia tra i 2 e i 21 giorni, anche in base alla reattività del sistema immunitario.
Per la diagnosi è necessario rilevare la presenza degli anticorpi IgM specifici del virus West Nile nel siero o nel liquido cerebrospinale. Questi sono normalmente rilevabili da 3 a 8 giorni dopo l’insorgenza della malattia, poi persistono dai 30 ai 90 giorni.
Nella maggior parte dei casi le persone che contraggono il virus risultano essere asintomatiche o mostrano sintomi lievi come febbre, mal di testa, senso di nausea, sfoghi cutanei e linfonodi ingrossati. Soprattutto negli anziani e nelle persone debilitate, invece, i sintomi possono essere più gravi: meno dell’1% degli infetti ha febbre alta, mal di testa forte, debolezza muscolare, disorientamento e altri problemi neurologici. Nei casi più seri la malattia può causare coma, paralisi, encefalite e, nei casi più estremi, il decesso, solitamente a causa dell’aggravarsi dell’encefalite. Complessivamente, la letalità del virus è stimata in uno su mille dall’Iss, includendo ovviamente anche una stima dei casi che non vengono rilevati dalle statistiche ufficiali.
Il confronto con l’anno scorso
Sono già alcuni anni che il virus West Nile ha attirato l’attenzione delle autorità sanitarie anche italiane per l’aumento dei casi registrati. Nel corso del 2022 – come riportano i dati dell’Iss – i decessi sono stati 37, con oltre 580 casi registrati nel periodo tra maggio e ottobre. Durante tutto l’anno i numeri dei contagiati sono arrivati a 723, pari a più della metà di tutti i casi registrati in Europa.
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di Gianluca Dotti www.wired.it 2023-08-18 11:29:04 ,