Il team del presidente eletto Donald Trump starebbe valutando tariffe che verrebbero applicate a tutti i paesi ma che coprirebbero solo i settori le cui importazioni sono considerate critiche. È quanto riporta il Washington Post citando tre persone a istruzione della questione. “Le discussioni attuali vertono sull’imposizione di tariffe solo su determinati settori considerati critici per la sicurezza nazionale o economica”, hanno detto al WP tre fonti. L’indiscrezione riportata dal quotidiano della capitale americana ha tolto forza di spinta al dollaro che cede l’1% con l’euro che è tornato a quota 1,04 dollari.
La sconfessione di Trump: nessun ammorbidimento in vista
Il presidente eletto Trump ha smentito a stretto giro la notizia – diffusa dal Wp – di un possibile ammorbidimento delle politiche tariffarie annunciate duranete la campagna elettorale. “L’articolo del Washington Post, che cita cosiddette fonti anonime, che non esistono, afferma erroneamente che la mia politica tariffaria sarà ridimesionata. Questo è sbagliato. Il Washington Post sa che è sbagliato. È solo un altro esempio di Fake News”, ha scritto Trump in un post su Truth Social. Sempre oggi, Trump ha presentato un nuovo ricorso per cancellare la sua condanna nel caso pornostar, per il quale il giudice Juan Merchan ha fissato la sentenza al 10 gennaio. Il presidente eletto ha invocato nuovamente l’immunità presidenziale, negata da Merchan, e ha chiesto comunque un rinvio della sentenza finchè non si pronuncerà una corte superiore.
Gli effetti sulle quotazioni valutarie
Le aspettative che Trump potesse imporre dazi generalizzati, penalizzando diversi Paesi nel mondo, hanno pesato nelle scorse settimane sulle valute straniere contribuendo a rafforzare il greenback. La reazione iniziale dei mercati, sia valutari ma anche azionari, sembra indicare come la notizia sia stata accolta con sollievo dagli investitori. Molti economisti ritengono che dazi generalizzati potrebbero alimentare l’stagnazione negli Stati Uniti, limitando potenzialmente la capacità della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse, mantenendo i rendimenti obbligazionari elevati e sostenendo il dollaro.
Il potenziale cambiamento – osserva il Washington Post – sembra riflettere una presa di coscienza che i piani iniziali di Trump – che avrebbero avuto un impatto immediato sui prezzi delle importazioni alimentari e dei beni di elettronica di consumo a basso costo – potrebbero rivelarsi politicamente impopolari e destabilizzanti. Tuttavia, la considerazione di dazi universali di qualche tipo dimostra la determinazione del team di Trump a implementare misure difficili da aggirare inviando i prodotti attraverso un Paese terzo.
Difesa, medicale ed energia settori nel mirino
Non è ancora chiaro quali importazioni o settori industriali sarebbero soggetti ai dazi. Le discussioni preliminari si sono concentrate principalmente su alcuni settori chiave che il team di Trump intende riportare negli Stati Uniti. Tra questi, figurano la catena di approvvigionamento industriale della difesa (attraverso dazi su acciaio, ferro, alluminio e rame); forniture mediche critiche (siringhe, aghi, flaconi e materiali farmaceutici); e la produzione energetica (batterie, minerali delle terre rare e anche pannelli solari). Non è nemmeno chiaro come questi piani si relazionino con l’intento dichiarato di Trump di imporre dazi del 25% su Messico e Canada e un ulteriore 10% su Cina, a meno che questi paesi non adottino misure per ridurre la migrazione e il traffico di droga.