La nuova identità dell’ormai ex Twitter, ossia X, potrebbe essere oggetto di rivendicazioni legali da parte di altre società, incluse superpotenze come Meta e Microsoft. Lo riporta l’agenzia Reuters, specificando che sulla lettera X, il nome scelto da Elon Musk per il social network di cui è proprietario dallo scorso ottobre, detengono diritti di proprietà intellettuale diverse realtà.
”C’è il 100% di probabilità che Twitter sia citata in giudizio da qualcuno”, ha spiegato all’agenzia stampa statunitense l’avvocato specializzato in marchi Josh Gerben, aggiungendo che quasi 900 marchi registrati attualmente attivi in vari settori contengono la lettera X.
I casi di Microsoft e Meta
Microsoft possiede dal 2003 un marchio identificato da tale lettera e legato alla comunicazione relativa alla sua console di videogiochi Xbox. Meta, che ha recentemente lanciato Threads, social simile proprio a Twitter, è invece proprietaria di un marchio federale registrato nel 2019 e rappresentato da una “X” blu e bianca e attivo in settori che includono software e social media.
Lo stesso colosso di Menlo Park aveva era peraltro incorso in problemi giudiziari quando, a ottobre 2021, aveva scelto di cambiare il proprio nome in Meta. In quell’occasione, a sfidare la società di Mark Zuckerberg per questioni legate alla proprietà intellettuale erano state la società di investimento Metacapital e la società di realtà virtuale MetaX. Un’altra causa aveva visto protagonista la società proprietaria, tra le altre, di Facebook, Instagram e Whatsapp a causa del logo con il simbolo dell’infinito.
“Considerata la difficoltà nel proteggere una singola lettera, in particolare una così popolare commercialmente come la X – ha spiegato all’agenzia Reuters l’avvocato Douglas Masters, anch’egli specializzato in marchi – è probabile che la protezione di Twitter possa limitarsi a una grafica molto simile al loro logo X. Quest’ultimo però non è molto distintivo, quindi parliamo di una protezione molto limitata“.
A livello legale, anche negli Stati Uniti il proprietario di un marchio può rivendicare una violazione nel caso in cui altri marchi siano ritenuti potenzialmente in grado di causare confusione nel consumatore. Le sanzioni spaziano dalle multe al divieto di usarlo.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-07-25 09:52:14 ,