Sette mogli e più di ottanta amanti: difficile competere con Zeus quando si parla d’amore. E se le consorti del re degli Dei erano tutte immortali, le avventure extraconiugali coinvolgevano divinità, fanciulle mortali e aitanti giovanotti. Alcune di queste relazioni raccontate dalla mitologia sono famose e altrettanto celebri sono i figli nati da queste unioni. Facendo del gossip olimpico, non si può non partire dalla sposa ufficiale di Zeus, Era, la gelosissima moglie-sorella del dio, che però non fu la prima. Per orientarsi nella mappa delle divine relazioni, conviene affidarsi a Esiodo, il poeta, che nella Teogonia elenca i nomi delle mogli: Metis, Temi, Eurinome, Demetra, Mnemosine, Latona e solo infine Era. Metis è stata la prima moglie, una ninfa del mare, con cui Zeus generò la figlia Atena. Dal matrimonio con Latona nacquero i più venerati della sua progenie: Apollo e Artemide. Delle spose precedenti, come delle amanti, Era fu acerrima nemica, e le sue vendette sono state terribili. Per astenersi da le ire della regina degli dei e per essere sicuro di soddisfare i suoi desideri, Zeus escogitò, secondo il mito, diversi stratagemmi e quello cui fece ricorso con maggior frequenza fu la modifica. Le sue metamorfosi non erano solo un escamotage per mantenere l’anonimato o per attirare con maggior facilità le bellezze che aveva adocchiato. Va ricordato che vedere Zeus nella sua forma divina, nella sua “versione originale”, poteva essere fatale.
Semele
Ne sa qualcosa Semele, divinità ctonia, figlia di Cadmo e consonanza: Era, gelosa della sua relazione con Zeus, la convinse a chiedere al divino amante, che aveva giurato di esaudire tutte le su richieste, di mostrarsi a lei nel suo pieno fulgore. Il dio tentò invano di dissuaderla, e quando si manifestò a lei nel suo vero aspetto, la sventurata fu incenerita. Zeus riuscì però a mettere al sicuro il figlio che l’amata portava nel grembo, e a concluderne la gestazione cucendo il piccolo in una sua coscia: il piccolo Dioniso, il futuro dio dell’ebbrezza, era salvo. La necessità di trasformarsi era dunque evidente, ma la creatività divina nell’assumere fisionomie sempre diverse è sorprendente.
Callisto
Trasformarsi nella propria figlia per concupire una ninfa non è da tutti. Ma Zeus, innamorato di Callisto, fece proprio così: la giovane, il cui nome significa “bellissima”, era al seguito di Artemide, e non amava la compagnia maschile. Per vincere questa sua avversione, Zeus prese le sembianze della stessa Artemide e si avvicinò alla fanciulla. Ma la dea della caccia, quella vera, dopo qualche mese scoprì i segni della gravidanza nella sua seguace e la cacciò. E la solita Era, furibonda, la trasformò in un’orsa. Anni dopo, quando il figlio, Arcade, in una battuta di caccia stava per uccidere la mamma-orsa senza saperlo, Zeus lo fermò e trasformò mamma e figlio nelle due costellazioni, l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore.
Tori e giovenche
Una mortale, Europa, la principessa di Tiro, giocava con le sue ancelle sulla spiaggia: Zeus la vide e fu pazzo d’amore, tanto da chiedere a Ermes di mandare i buoi del re, padre della ragazza, a pascolare verso il mare, per poi trasformarsi in un candido toro e distendersi sulla sabbia facendo campione della sua bellezza. La fanciulla si avvicina, accarezza il toro, sale sulla sua schiena, e Zeus di corsa si dirige verso il mare aperto: Europa, terrorizzata, è rapita e trascinata verso Creta. Il dio si trasforma poi in un’aquila per completare il misfatto. Europa divenne regina di Creta, dove dopo di lei regnò il figlio Minosse. Un’altra modifica bovina è legata all’amore di Zeus per la bella Io, sacerdotessa di Era: per astenersi da le ide della moglie, Zeus trasformò l’amante in una mucca. Era ne reclamò la proprietà e la affidò in custodia al mostruoso Argo dai cento occhi. deceduto Argo, la povera giovenca venne perseguitata da un tafano mandato da Era, che la mise in fuga verso l’Egitto: qui, ritornata umana, diede alla luce il figlio Epafo, concepito con Zeus nelle sembianze di un toro.
Cigni e piogge d’oro, satiri e mariti
Fra le trasformazioni più celebri di Zeus c’è quella in cigno: per sedurre Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro, il dio prese le sembianze dell’elegante pennuto. La fanciulla “supina giace sotto le ali di un cigno”, scrive Ovidio nelle Metamorfosi. Quindi Leda, secondo una delle tante versioni del mito, depone un uovo (lei, non il cigno), da cui nasceranno Castore e Polluce, Clitemnestra e la bellissima Elena. Non meno suggestiva è la modifica usata da Zeus per conquistare Danae, principessa e madre di Perseo: a lei il dio dongiovanni si presentò come una rinfrescata d’oro che la sommerse. E se, per abbordare Antiope, Zeus si mostrò come un satiro (in verità anche piuttosto bruttino), con Alcmena usò la metamorfosi più facile di tutte: si unì a lei con le sembianze del marito, Anfitrione, e in questo modo concepì, in una notte lunga tre giorni, il grande eroe Eracle.
Ganimede
Pensare che le conquiste del padre degli dei siano un universo del tutto femminile è sbagliatissimo. I giovinetti sono altrettanto degni dell’attenzione di Zeus. “Il re dei celesti, un tempo – scrive Ovidio – arse d’amore per il frigio Ganimede e trovò qualcosa di diverso da ciò che era in cui trasformarsi: tuttavia non si degnò di diventare un volatile qualsiasi, ma scelse quello che portava i suoi fulmini. Non perse tempo: fendendo l’aria con ali fasulle, rapì il discendente di Ilo; ed egli ancora oggi mesce il vino nelle coppe, e serve il nettare a Giove, pur contro la volontà di Giunone”. Insomma, dopo essere stato rapito da un’aquila, in veste di coppiere, Ganimede è il solo amante a essere rimasto accanto a Zeus, con buona pace di Era.
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di Daniela Guaiti www.wired.it 2024-10-14 04:30:00 ,